ADRANO – Ancora un incidente sul posto di lavoro: il numero di questo tipo di sinistri è un vero e proprio bollettino di guerra, soprattutto nell’ultimo periodo. Questa volta la tragedia è avvenuta ad Adrano, comune del Catanese, dove un uomo di 65 anni – Antonio Rapisarda – ha perso la vita mentre stava scaricando materiale ferroso da un camion.
Antonio Rapisarda muore in un incidente sul lavoro
Secondo quanto si apprende, l’incidente è avvenuto in contrada Rivolita-Passo Zingaro, tra Adrano e Bronte, intorno alle 13.30. L’uomo stava scaricando il materiale ferroso per i lavori sulla Strada Statale 287 quando un profilato in ferro l’avrebbe colpito in testa facendolo cadere giù dal camion.
Le indagini
Sul posto, oltre ai sanitari del 118 e i carabinieri della stazione di Adrano – è giunto Angelo Bua, componente della Segreteria territoriale Feneal. I rilievi del caso – per l’esatta ricostruzione della dinamica – sono stati affidati alle autorità.
Un vero e proprio bollettino da guerra: le parole dei sindacati
Nel frattempo, arrivano parole di rabbia e di cordoglio per l’ennesima vittima il cui unico obiettivo è portare un pezzo di pane a casa. Tra queste, una lettera di Angelo Bua e dei segretari generali di Uil e Feneal-Uil Catania, Enza Meli e Nino Potenza.
“Siamo vicini ai familiari del lavoratore morto sul lavoro, ci uniamo alla loro rabbia e al loro dolore chiedendo verità e giustizia su quanto accaduto oggi”.
I tre concludono ricordando “la grande campagna Uil #Zeromortisullavoro” e sottolineando “come trascorrerà ancora una volta invano la Giornata mondiale della Sicurezza e della Salute sul lavoro, il prossimo aprile, se non cambierà radicalmente approccio innanzitutto da parte delle istituzioni politiche rispetto a una strage quotidiana che ha numeri crescenti, numeri da guerra civile”.
Commosso il ricordo del segretario provinciale, Vincenzo Cubito, e del segretario generale della Camera del Lavoro, Carmelo De Caudo: “Antonio era un uomo generoso, un lavoratore esperto e un punto di riferimento per tutti noi. Non era solo un delegato sindacale, ma un amico, un compagno vero. La sua morte ci lascia attoniti e ci spinge, ancora una volta, a ribadire con forza che non si può morire di lavoro.”