Bimbo di due anni si rifiuta di cenare, la fidanzata del padre lo picchia fino ad ucciderlo

Bimbo di due anni si rifiuta di cenare, la fidanzata del padre lo picchia fino ad ucciderlo

Era lo scorso 10 novembre quando Alexandra avrebbe perso le staffe uccidendo il figlio del suo fidanzato. È ora di cena, la 21enne è in casa con il piccolo Khalil, di appena due anni, che si rifiuta di mangiare. Infuriata, in preda ad un raptus di follia, la picchia, lo fa cadere a terra e gli provoca diversi traumi cerebrali che – alcuni giorni dopo – lo portano alla morte.

Alexandra si rende subito conto del grave danno: impugna il telefono, chiama il fidanzato e si inventa una bugia: Khalil è stato attaccato da un cane. Chiama i soccorsi che immediatamente lo trasportano all’ospedale di Kishwaukee ma, poco dopo, appreso il grave quadro clinico, i medici ne chiedono il trasferimento al Lurie Children’s Hospital di Chicago. La 21enne, anche ai sanitari dei nosocomi, racconta la storia del bimbo aggredito da un cane ma dai traumi riportati i medici non si convincono e decidono di far intervenire la Polizia.

Viene interrogata per ore e, poco dopo, esausta, crolla davanti agli agenti confessando e ammettendo le proprie colpe raccontando quanto accaduto. Lo scorso lunedì la donna è stata processata ed accusata di omicidio di primo grado con tanto di cauzione di 5 milioni di dollari.

Khalil, invece, non ce l’ha fatta: a causa di un ictus, un’emorragia cerebrale ed emorragie nelle retine degli occhi, si è spento a soli due anni. Sotto shock l’intera comunità di Dekalb, nell’Illinois, dove il piccolo, il padre e la “matrigna” erano conosciuti.