La vera storia della casa del barone di Mascalucia: le specifiche della proprietà

La vera storia della casa del barone di Mascalucia: le specifiche della proprietà

 MASCALUCIA – In merito all’articolo da noi pubblicato ieri, 27 marzo, dal titolo “Il mistero della casa infestata del barone di Mascalucia: cosa accade lì dentro?” riceviamo in redazione la lettera di precisazione e di richiesta di rettifica della signora Jolanda che pubblichiamo integralmente e con la dovuta tempestività.

“Caro direttore, Mi presento, sono Jolanda e Le scrivo perché mi sono imbattuta in un articolo su cui desidero fare (non poche) puntualizzazioni. L’articolo in questione è pubblicato in data 28/03/2015, dal titolo “Il mistero della casa infestata del barone di Mascalucia: cosa accade lì dentro?”. Sono alquanto rammaricata per la dilagata disinformazione in cui mi imbatto, ormai quotidianamente, negli infiniti siti di informazione (a detta loro); e ahimè, caro Direttore, l’articolo di Alessandra Modica appartiene a tutt’altro che “l’informazione digitale siciliana” come la testata giornalistica indica “newsicilia – l’informazione digitale siciliana”. Mi sa tanto che la storia di questa notizia sia stata trovata in qualche sito, di opinabile rilevanza, su storie misteriosamente spettrali per adolescenti incuriositi. Vi do io notizie certe. La suddetta villa appartiene a mio zio che non è assolutamente morto suicida o cose simili; lui è vivo e vegeto ma, a causa di motivi personali che non sto qui a raccontare, è stato costretto ad allontanarsi e la villa (prima in ottime condizioni) è diventata ben presto preda di balordi e ladruncoli che puntualmente si intrufolano. Se rubare è reato, se l’introdursi nelle proprietà private è anch’esso reato, vi ricordo che anche il dare notizie false, lo è. Io credo che prima di pubblicare un qualunque articolo su una qualunque testata giornalistica, bisognerebbe prima informarsi personalmente (mi riferisco al lavoro della presunta giornalista) e, secondariamente, verificare la veridicità delle notizie pervenute. Spero legga e provvederà immediatamente alla rimozione dell’articolo perché, forse è un pensiero di poco conto, ma spesso chi legge e successivamente condivide questo articolo sui vari social, crede davvero di poter fare quello che vuole, di andare a intrufolarsi, un po’ per gioco un po’ per curiosità, in quella che in realtà è una proprietà privata. (Io stessa ho scoperto l’esistenza di quest’articolo da altrui pagine in cui, giustamente, si prendeva per vero tutto e si organizzava per “spedizioni impavide”). Cordiali saluti”.

Gentile signora Jolanda, come vede le nostre pagine sono sempre a disposizione (e prontamente) di chiunque voglia fare puntualizzazioni, denunce, richiesta di rettifiche o quant’altro. La nostra onestà intellettuale, prima ancora che la nostra professionalità e la deontologia che ci contraddistingue, ci impongono di dare voce sempre alla controparte. Lo abbiamo fatto in ogni circostanza. Anche adesso, dunque, siamo pronti a dare lo stesso e giusto risalto alle sue precisazioni. Mi permetta, però, di obiettare su alcuni punti da lei esposti. Fare informazione, quella “digitale siciliana” come recita il nostro pay-off, significa far conoscere alla gente, ai nostri lettori, cosa succede nel nostro territorio. E mettere a conoscenza le persone di tutto ciò che li circonda vuol dire anche parlare di leggende e dicerie piuttosto che di cronaca o politica o sport. Ovviamente, pure il modo di farlo deve essere assolutamente agganciato alla veridicità della notizia. Ebbene, nel leggere l’articolo di Alessandra Modica credo che si evinca chiaramente che stiamo parlando di “una leggenda e di dicerie”. La collega lo sottolinea più volte e con chiarezza. Anche quando parla del presunto suicidio di ” un giovane barone”. E insiste a tal punto sulla “presunzione” della notizia da spingersi a scrivere cheSi tratta solo di dicerie, verrebbe da dire. È solo una bella storia per far spaventare i bambini”. Non credo quindi che si possa dire che la redattrice dell’articolo abbia preso posizioni né personali né a nome della testata che, adesso, è ben lieta di fornire la versione dei fatti da lei proposta. Newsicilia, da apprezzato quotidiano di “informazione digitale siciliana” ha riferito di una “leggenda vera”, se mi permette il potenziale controsenso. Cioè, ha riportato qualcosa di cui si parla. Di realmente accaduto. Tanto che, come conferma lei stessa nella sua specifica inviataci, in passato altri mezzi di informazione si sono occupati di queste “dicerie”. Se tutto ciò abbia potuto causarle problemi o altro è una cosa che mi rammarica di certo. Ma credo che sulla pessima scelta di alcuni di infrangere la sua proprietà privata o di organizzare “spedizioni impavide” non possa ritenersi assolutamente colpevole la nostra testata. Anzi, ritengo che questa circostanza e soprattutto la sua nota di specifica possano contribuire a fare chiarezza su quanto questa leggenda sia infondata su molti punti: sul presunto suicidio, che lei ci sottolinea non essere mai accaduto; sul fatto che la villa non è abbandonata ma, anzi, abitata e vissuta; sulla lecita rivendicazione di non tollerare più invasioni di alcun tipo da parte di sconosciuti. Sono convinto che chi avrà modo di leggere sia l’articolo sia la sua replica, possa convincersi che attorno alla “casa del barone di Mascalucia” regna la più assoluta normalità e “deve” vigere il più assoluto rispetto per la privacy e per la quiete dei proprietari. Nel ringraziarla per il suo intervento e nell’augurarmi di essere stato alquanto esaustivo, le ribadisco che le nostre pagine restano a sua completa disposizione per qualunque ulteriore specifica ma anche a totale fruizione dei lettori che vogliono essere informati su tutto ciò che accade nel nostro territorio. Leggende comprese. Altrimenti non potremmo intestarci l’ambizioso ruolo di proporre “informazione digitale siciliana”. Con cordialità.