Venerdì 13 vs venerdì 17, scontro tra “titani”: qual è il giorno più sfortunato e perché?

Venerdì 13 vs venerdì 17, scontro tra “titani”: qual è il giorno più sfortunato e perché?

In quest’anno decisamente sfortunato, anche il calendario gioca la sua parte. Oggi, infatti, è venerdì 13, considerato – soprattutto dai più superstiziosi – come un giorno nefasto in cui sarebbe meglio non uscire nemmeno di casa.

Un degno rivale, però, è anche venerdì 17, che rappresenta (soprattutto in Italia) il giorno dei giorni sfortunati. Vediamo, dunque, quale dei due è il peggiore in assoluto. Un confronto doveroso per sapere anche come muoversi.

Venerdì? No, grazie

Partiamo, innanzitutto, da un dato incontrovertibile e che è comune ad entrambe le credenze: il venerdì rappresenta un momento avverso.

Collegato alla religione cattolica, Cristo venne crocifisso di venerdì, così come Eva fu tentata da una mela, convincendo Adamo, proprio di venerdì. Ancora, come se non bastasse, il Diluvio Universale, secondo la Bibbia, ebbe inizio di venerdì.

Anche oggi, in questo giorno, la tradizione vuole che sia meglio non iniziare niente. Si dice, a tal proposito, che “di Venere e di Marte non si sposa e non si parte“, per indicare che proprio di venerdì sarebbe preferibile non sposarsi e non organizzare alcun viaggio. Il martedì, spesso, viene messo accanto al venerdì perché considerato il giorno di Marte, Dio della Guerra.

L’origine della superstizione

Abbiamo ereditato dal mondo anglosassone il fatto che venerdì 13 sia un giorno sfortunato e le dicerie fanno riferimento al cristianesimo ma non solo. Se riflettiamo, a tal proposito, in occasione dell’Ultima Cena, a tavola sedevano in 13 (12 apostoli più Cristo) e il tredicesimo fu proprio Giuda Iscariota, il traditore che voltò le spalle a Gesù.

Ma non è tutto: secondo lo storico greco Diodoro Siculo, il re macedone Filippo II (padre di Alessandro Magno) fu ucciso perché avrebbe osato avvicinare la sua statua a quella delle 12 divinità dell’Olimpo. Sbaglio imperdonabile che gli costò la vita: divenne, infatti, il tredicesimo.

Per gli assiro-babilonesi, per di più, il 13 era considerato l’opposto di 12, numero sacro perché divisibile con facilità a differenza dell’altro. Nella mitologia scandinava, invece, il 13 è associato al Dio Loki che distrusse l’equilibrio iniziale (quando c’erano 12 divinità) comportandosi in modo maligno con gli esseri umani.

Da ricordare, infine, un episodio storico nefasto avvenuto proprio venerdì 13 ottobre 1307: si parla, infatti, dell’arresto dei Cavalieri Templari operato da parte di Filippo IV di Francia.

E venerdì 17?

In questo quadro come si inserisce venerdì 17 e perché si dice che porti sfortuna al pari di venerdì 13? Semplice, nell’antica Roma, sui sarcofagi veniva inciso “VIXI” (trad. “Ho vissuto“) e se consideriamo i numeri romani VIXI è l’acronimo di XVII, cioè 17. Un numero, quindi, da dimenticare e/o evitare in qualsiasi modo.

Poiché compreso tra 16 e 18, numeri perfetti, i seguaci di Pitagora attribuirono al 17 carica negativa. Anche nella smorfia napoletana è “‘A disgrazia“, sinonimo di sciagura.

Giocando ancora con i numeri, se consideriamo le cifre arabe, alcuni intravedono nel 17 un’immagine di un uomo impiccato: il numero 1 sarebbe la vittima con la testa piegata in avanti e il 7 sarebbe il patibolo.

“Non è vero, ma ci credo”

È chiaro che si tratta solo di superstizioni ma, sulla scia di “Non è vero ma ci credo“, l’idea di considerare venerdì 13 e venerdì 17 come due giorni sfortunati è diventata una credenza più forte del previsto che sopravvive ancora oggi.

La “paura” del venerdì 13 è stata identificata nella cosiddetta triscaidecafobia (dalla radice greca triskaideka- letteralmente “tre e dieci“, dunque tredici, e dal suffisso -phobia, “paura“), soprattutto nei paesi anglosassoni, che evitano in tutti i modi collegamenti rapidi con il 13: alcuni grattacieli, ad esempio, non hanno il tredicesimo piano, così come molti aerei in cui non esiste la fila 13 (e a volte anche la 17).

L’Aeroporto Internazionale di Memphis, inoltre, non ha i gate A13, B13 e C13. La Brussels Airlines avrebbe anche dovuto modificare il logo, proprio perché alcuni clienti si sarebbero lamentati che potesse portare sfortuna. In origine, infatti, era una B con 13 punti – tanti quante le rotte in Africa – e adesso se ne contano 14.

Non solo sfortuna ma nemmeno prove scientifiche

In Italia, però, c’è chi considera venerdì 13 addirittura un giorno fortunato (con l’eccezione dei posti a tavola che non dovrebbero mai essere 13). Ritorna qui la smorfia napoletana a fornirci l’assist: il numero viene associato a Sant’Antonio, considerato un vero e proprio esempio di vita e fonte di ispirazione nel mondo cristiano. A dimostrazione di ciò, esulando dalla religione, “fare 13” è un sogno di tutti. In Tibet, per completezza d’informazione, il 13 è sinonimo di prosperità.

Quel che certo è che non esiste alcun fondamento scientifico su tutte queste dicerie. Quale potrebbe essere, infatti, la spiegazione certa della correlazione tra il numero e la sfortuna? Se consideriamo, ad esempio, gli eventi che hanno segnato tragicamente la storia, vedremo che sono avvenuti anche in giorni che non hanno nulla a che fare con il 13 o il 17.

Occorre, quindi, ironizzare e superare queste credenze dato che, nolente o volente, capiterà sempre di avere un venerdì 13 o un venerdì 17 (o anche più di 1 in un anno!). Il grande scrittore Umberto Eco, su questa scia, citando Raymond Smullyan, ricordò: “La superstizione… porta sfortuna!“. Meglio pensare a venerdì 13 e a venerdì 17 come dei giorni qualunque che inevitabilmente (e con certezza assoluta) segnano l’inizio del weekend. Questo sì.