Domani apre nuovo hotspot a Trapani, Renzi: “L’Italia ha fatto la sua parte, ora tocca all’UE”

Domani apre nuovo hotspot a Trapani, Renzi: “L’Italia ha fatto la sua parte, ora tocca all’UE”

TRAPANI – Verrà ufficialmente reso operativo domani uno dei tre hotspot che il governo ha deciso di costruire in Sicilia, il secondo in provincia di Trapani.

Tanta celerità si deve alle pressioni che l’Italia riceve in tal senso, ormai quotidianamente, dalla restante parte dei paesi dell’Unione Europea. Tali richieste, è facile immaginarlo, si sono fatte ancora più insistenti all’indomani del fermo di un cittadino siriano al largo di Pozzallo, migrante che tra l’altro è stato ritenuto dalla Digos e dalla polizia postale di Catania vicino all’Isis.

Ma cosa cambia tra un normale centro di accoglienza ed un hotspot? Quest’ultimo, come richiesto dalle attuali esigenze in materia di sicurezza internazionale, non offre ai migranti che qui transitano la possibilità di uscire dal campo. Prima di tornare, per così dire, alla totale libertà i cittadini extracomunitari devono sottoporsi a procedure di identificazione e schedatura. Soltanto in una seconda fase gli “ospiti” vengono poi smistati a più tranquilli campi di accoglienza o nelle strutture, nazionali ed estere, aderenti al sistema delle quote.

Il secondo centro hotspot in apertura a Trapani, quello attivo a partire da domani, non ha mancato comunque di sollevare alcune proteste, tra tutte quelle di Matteo Renzi: “Abbiamo aperto ieri il primo centro, domani sarà aperto il secondo a Trapani. Siamo pronti a intervenire tenendo fede ai nostri impegni. Chiederemo all’Europa se loro sono in grado di tenere fede ai loro. Per ora sta andando avanti solo quello ha fatto l’Italia“. Come dire insomma che il nostro paese sembra doversi fare carico di una mole di responsabilità eccessiva derivante principalmente da ragioni geografiche.