TRAPANI – La Sicilia è stata, fin dai tempi più remoti, al centro delle evoluzioni storiche dell’uomo, nonché hub strategico per le relazioni commerciali delle principali civiltà affacciate sul mar Mediterraneo. La presenza dell’Isola al centro del pelago che bagna tre continenti è stata anche occasione di conflitto tra potenze ingolosite dalle possibili opportunità di conquista.
La contrapposizione più celebre della storia che coinvolge la Sicilia è certamente quella tra Roma e Cartagine, protagoniste di ben tre lotte armate per la supremazia territoriale. La prima guerra punica si svolse proprio tra la terra e il mare siciliani.
Il confronto esplose nel 264 a.C. a seguito della discesa militare di Roma a Messina a difesa dei mercenari Mamertini minacciati da Siracusa. Cartagine, sollecitata poco prima dagli stessi Mamertini per respingere l’assalto siracusano, mostrò tutta la propria irritazione per la scelta interventista dei capitolini e da lì a breve lo scontro divenne inevitabile.
Se, da un lato, Roma poteva contare sulle proprie abilità belliche sulla terraferma, dall’altro erano i cartaginesi a primeggiare in ambito marittimo. Con lo spostamento delle ostilità lungo le coste siciliane e la dilapidazione delle risorse economiche a causa del prolungarsi dello scontro, Roma non poté far altro che “adattarsi” al nemico e combatterlo con la propria arma migliore, vale a dire la strategia.
I romani, guidati da Gaio Lutazio Catulo, “homo novus” e comandante navale, impiegarono in mare diverse decine di quinqueremi realizzate con l’aiuto di finanziatori – i cosiddetti socii – ed equipaggiate con dei rostri a pelo d’acqua che servivano ad aggredire le imbarcazioni avversarie al fine di danneggiarle e affondarle.
La battaglia in grado di decidere l’esito della prima guerra punica si svolse il 10 marzo 241 a.C. nelle isole Egadi, al largo di Erice (Trapani) dove la flotta nordafricana era stata accerchiata dai militari romani.
Le navi cartaginesi di supporto, provenienti da Marettimo dopo aver atteso le condizioni meteo ideali per salpare, incrociarono improvvisamente quelle romane nascoste sotto il promontorio di Capo Grosso, nell’isola di Levanzo. Roma sorprese così Cartagine in superiorità numerica, le imbarcazioni fenicie vennero speronate alle avversarie e colarono mestamente a picco, senza riuscire a imbastire una controffensiva.
La testimonianza della grande battaglia delle isole Egadi che segnò la fine della prima guerra punica e la storia dell’intera Sicilia è data dai recuperi, avvenuti nel corso degli ultimi decenni, proprio di quei rostri utilizzati dai romani per colpire le navi avversarie.
Scoperte archeologiche dallo straordinario valore culturale che portano il nome Sebastiano Tusa, indimenticato archeologo siciliano e assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana scomparso esattamente due anni fa. Fu Tusa l’autore, per l’appunto, del ritrovamento di uno dei tanti artigli divenuti la chiave della vittoria di Roma in occasione della famosa battaglia.
Fonte foto: lacooltura.com
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