Operazione “MafiaBet”, favoreggiamento aggravato verso Cosa Nostra: altri due arresti

Operazione “MafiaBet”, favoreggiamento aggravato verso Cosa Nostra: altri due arresti

TRAPANI – I carabinieri del comando provinciale di Trapani e della compagnia di Mazara, hanno arrestato, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Palermo, su richiesta della Procura della Repubblica – DDA – di Palermo, altri due indagati nell’ambito dell’operazione Mafia Bet che il 22 febbraio scorso ha condotto al fermo di indiziato di delitto di Calogero Jonn Luppino, Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto.

Si tratta di Giacomo Barbera, 66enne, e Paolo De Santo, 44enne, entrambi di Campobello. Le ulteriori indagini dei carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, e dai sostituti procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì,hanno permesso di accertare che i due arrestati avevano aiutato Calogero Jonn Luppino a eludere le indagini dei carabinieri.

Giacomo Barbera, già condannato definitivamente per il tentato omicidio del capo famiglia di Campobello di Mazara, Nuncio Spezia, su ordine dell’anziano capo mafia Natale Ala, quest’ultimo assassinato nel 1990, era uomo a disposizione della consorteria mafiosa di Campobello di Mazara. Egli in particolare, su incarico di Luppino, provvedeva a una “bonifica” dei suoi uffici alla ricerca di microspie. La sua disponibilità era stata retribuita attraverso una consistente somma di denaro, date le difficoltà economiche in cui versava e che erano state rappresentate a Luppino dallo zio Salvatore Giorgi.


(Da sinistra a destra Giacomo Barbera, 66enne, e Paolo De Santo, 44enne)

Luppino anche in quell’occasione ha dimostrato di saper creare intorno a sé una cerchia di sodali, pronti a soddisfare ogni sua richiesta, coma appunto Barbera che, secondo lo stesso Luppino era “a disposizione di qualsiasi cosa”.

De Santo, invece, consentiva e favoriva le comunicazioni tra Calogero Jonn Luppino e il capo mafia detenuto Franco Luppino, nonché la moglie di quest’ultimo Lea Cataldo. Calogero Luppino, infatti, destinava ingenti risorse economiche per il sostentamento economico del boss detenuto e del suo nucleo familiare. Tale sostentamento avveniva sempre tramite di De Santo, il quale svolgeva il ruolo di intermediario.  

De Santo, che è in rapporti di affinità con Franco Luppino, in quanto ne ha sposato una nipote, si recava con cadenza pressoché mensile da Calogero Jonn Luppino per riportare le richieste di denaro della famiglia di Franco Luppino, ritirando la somma per poi consegnarla alla moglie del boss. In alcune occasioni l’imprenditore campobellese invitava De Santo a raccomandare minore insistenza nelle richieste di denaro della moglie del boss: il timore infatti era che gli investigatori potessero scoprire questo suo collegamento.

In altre occasioni Calogero Luppino e Paolo De Santo auspicavano con fervore la scarcerazione di Franco Luppino, che secondo loro avrebbe ripristinato l’ordine mafioso nell’aria.

I carabinieri hanno inoltre notificato, negli istituti penitenziari ove sono reclusi, anche l’ordinanza di rinnovazione della misura cautelare, emessa dal gip del tribunale di Palermo sempre su richiesta della DDA palermitana a Calogero Luppino, Salvatore Giorgio e Francesco Catalanotto.

Il gip del tribunale di Palermo ha infatti confermato interamente l’impianto accusatorio ricostruito nel provvedimento di fermo d’indiziato di delitto eseguito il 22 febbraio e ritenuto concrete e attuali le esigenze cautelari già riscontrate dal gip del tribunale di Marsala nell’ordinanza di custodia cautelare emessa a seguito della convalida del provvedimento di fermo contestato.