TRAPANI – Sarebbe stata chiusa in una stanza, costretta a fare i propri bisogni in una pentola e maltrattata: vittima della vicenda è Maria Caruso, conosciuta come Maria di Trapani grazie al programma “Stranamuri Sicilianu” di Alberto Lipari.
Le pesanti accuse hanno portato in un’aula di giustizia il conduttore e Rosalba Platano, entrambi di Marsala. A seguire il processo è il giudice monocratico di Marsala, Lorenzo Chiaramonte.
Secondo quanto riportato da Tp24.it nel capo d’imputazione si legge che Lipari e Platano “in concorso tra loro, dopo avere fatto acquistare a Maria Caruso detta Maria di Trapani una certa popolarità grazie a video dagli stessi girati e pubblicati su youtube, facebook, etc., dopo averla convinta a seguirli in giro per i locali della Sicilia per fare serate di promozione di tali locali con la falsa promessa di guadagni e popolarità, approfittando anche delle sue condizioni di deficit cognitivo, per un mese, la tenevano reclusa in una stanza in un’abitazione di Marsala, dove la donna era costretta ad espletare i propri bisogni in una pentola, veniva mal nutrita e privata dei presidi igienici più elementari, fatta oggetto di dileggio e derisione e quotidianamente percossa dai figli della stessa Platano”.
I fatti risalgono all’agosto del 2013 mentre, tra settembre dello stesso anno e ottobre 2014, Maria di Trapani sarebbe stata ospite in un villaggio di Mazara del Vallo, “Kartibubbo” dove, alloggiando in un’abitazione, subiva maltrattamenti simili ai precedenti e, inoltre, sarebbe stata costretta a svolgere le pulizie di casa. La sera, invece, Maria “veniva agghindata e trascinata nei vari locali per le serate promozionali, per le quali non le veniva mai consegnato alcun tipo di compenso, che veniva sempre incassato dal Lipari e dalla Platano”.
Questi maltrattamenti, secondo quanto scritto dal gup Amato nel decreto di rinvio a giudizio, avrebbero reso a Maria “di fatto intollerabile la normale vita quotidiana”. Nel processo, Maria di Trapani si è costituita parte civile. Ad assisterla sono gli avvocati Donatella Buscaino e Natalia Dispinseri. A difendere i due imputati è, invece, l’avvocato Elio De Felice.
Ad alcuni giorni dalla notizia a dire la sua è lo stesso indagato, Alberto Lipari che, intervistato da Tp24.it ha spiegato che “siamo calunniati da Maria di Trapani solo ed esclusivamente per ragioni economiche”.
“Non è vero che è stata segregata in casa e costretta a fare i bisogni in pentola, ma stava in una villetta con piscina e boschetto“.
“Perchè allora questa denuncia con due anni di ritardo?” si chiede Lipari, che fa notare come la denuncia è stata presentata “solo dopo l’interruzione della collaborazione fra Maria ‘Di Trapani’ ed il mio programma”.
Inoltre “è emersa giudizialmente la piena capacità di intendere e di volere” di Maria di Trapani attraverso una perizia disposta dalla stessa Procura della Repubblica.
“Processualmente – continua Lipari – emergeranno dei documenti sottoscritti da Maria e perfettamente conosciuti dall’intera sua famiglia che dimostrano che alcuna retribuzione doveva essere alla stessa corrisposta anzi doveva avvenire l’esatto contrario per l’opera di management operata dal mio programma nel suo interesse al fine, un giorno, una volta ottenuta visibilità mediatica, di trasformare Maria in personaggio pubblico e conseguentemente far diventare la sua popolarità una fonte di reddito per la stessa”.
Infine: “Sono false, calunniose e non documentate le affermazioni di Maria circa le condizioni dell’immobile nel quale viveva attese le dichiarazioni dei testimoni dell’accusa che dichiarano di averla vista in diverse giornate a bordo piscina e a passeggiare nel boschetto privato. Non v’è traccia alcuna a conforto della tesi esposta da Maria mentre gli stessi testi dell’accusa, a parte ovviamente i familiari che erano ben contenti dell’allontanamento di Maria dal proprio nucleo familiare, offrono un quadro del tutto incompatibile con quanto a noi contestato. Produrremo giudizialmente dei video realizzati dalla stessa Maria su nostro suggerimento, che mostrano la stessa mentre si occupa delle ordinarie faccende domestiche nell’immobile che poi è stato descritto come fatiscente, privo di letto e con una pentola per espletare i propri bisogni. Tale immobile insiste in un terreno che comprende altre villette con uso piscina e parco privato. Non proviamo rancore per Maria perché siamo sicuri che la mano che la pilota non è la propria. Abbiamo fiducia nella Giustizia e ci auguriamo che quando interverrà l’assoluzione questa venga pubblicizzata con la stessa forza e veemenza utilizzate per screditarci”.
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