Cronaca

La “bella vita” con le pensioni dei congiunti morti: sequestro di denaro e case a Catania e Trapani

TRAPANI – Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trapani in esecuzione del decreto di sequestro preventivo nella forma “per equivalente” emesso dal giudice per le indagini preliminari di Trapani, ha sequestrato 20 rapporti tra conti correnti e conti di deposito e messo i sigilli a 3 immobili, due siti a Trapani e uno a Catania.

Il provvedimento, che ha consentito alle Fiamme Gialle trapanesi di sequestrare beni per un valore stimabile in oltre 270mila euro, costituisce l’esito di indagini condotte  dal Nucleo PEF di Trapani nel corso dell’ultimo anno che hanno visto coinvolte otto persone, tutte trapanesi, le quali con modalità fraudolente erano riuscite ad incassare per anni la pensione, le indennità di accompagnamento e quelle di invalidità formalmente spettanti a tre loro congiunti da tempo deceduti (in un caso nel lontano 2002, negli altri due nel 2013 e nel 2014).

In tutti e tre i casi tale la frode è stata resa possibile dal mancato allineamento dei sistemi informatici dell’anagrafe comunale con quelli dell’I.N.P.S., sicché in un primo momento era bastato il consapevole silenzio dei congiunti per approfittarne.

Per continuare a percepire indebitamente tali somme era stato, invece, necessario attestare falsamente l’esistenza in vita dei congiunti presso gli istituti di credito dove i defunti erano originariamente titolari di rapporti. In un caso, per ottenere la delega per l’accreditamento della pensione il congiunto era arrivato perfino a recarsi personalmente in banca, simulando l’esistenza di un precario stato di salute del parente già deceduto per giustificarne la mancata presentazione presso l’istituto di credito.

La minuziosa analisi dei flussi finanziari e delle movimentazioni bancarie formalmente riconducibili alle persone decedute ha preso le mosse proprio dall’anomalia delle operazioni osservate, parse da subito espressive di uno stile di vita implausibile per pensionati ultracentenari.

L’approfondimento degli accertamenti bancari e patrimoniali su delega della Procura di Trapani ha poi consentito agli investigatori di accertare come tutte le somme di denaro accreditate dall’I.N.P.S. fossero state riscosse in contanti allo sportello o finite direttamente ai parenti più prossimi dei beneficiari che avevano avuto, per anni, la materiale disponibilità delle carte di debito associate ai conti correnti di accredito delle pensioni.

Tali responsabili sono stati tutti denunciati, a vario titolo, per truffa aggravata e indebita percezione di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato, mentre la competente direzione dell’I.N.P.S. è stata attivata per l’immediata sospensione delle erogazioni.

Ciò anche in considerazione del fatto che due degli otto soggetti, oltre ad essersi appropriati illecitamente di oltre 130mila euro di somme erogate dall’I.N.P.S. destinate ai congiunti ritenuti erroneamente ancora viventi, sono risultati oltretutto percepire il Reddito di Cittadinanza in completo spregio alle disposizioni di legge regolanti le finalità di tale misura di sostegno.

Immagine di repertorio

Redazione

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