TRAPANI – Conclusa una complessa attività di indagine investigativa nei confronti di due società riconducibili a due soggetti iscritti nel registro degli indagati perché accusati di aver indebitamente percepito contributi pubblici previsti per la fornitura e l’installazione di impianti solari termici.
Le indagini sono state eseguite dai finanzieri del Comando Provinciale di Trapani, sotto la direzione della Procura di Palermo.
I due imprenditori erano già stati oggetto di un provvedimento di sequestro di due complessi aziendali, denaro e beni immobili e mobili, per un valore di circa mezzo milione di euro, per aver posto in essere analoghe condotte fraudolente finalizzate, appunto, all’illecita percezione di contributi pubblici rientranti nel cosiddetto “conto termico”, un fondo che sostiene l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni.
Nonostante il provvedimento restrittivo di cui erano stati già destinatari, gli stessi avrebbero proseguito nelle condotte illecite utilizzando altre due società ed apportando delle modifiche al “modus operandi” adoperato in passato, allo scopo di rendere maggiormente difficoltose le indagini degli inquirenti nell’individuazione del sistema di truffa posto in essere.
Tanto nella prima quanto nella seconda indagine, gli artifici posti in essere per il conseguimento degli incentivi consistevano essenzialmente nel trasmettere al portale dedicato, una volta effettuata l’installazione, i documenti necessari sui quali, però, erano apposte firme apocrife, non essendo mai stati visionati o firmati dai clienti ma predisposti ad hoc e firmati dalla società a loro insaputa nonché fatture sostanzialmente false, perché indicanti importi decisamente gonfiati per conseguire il massimo incentivo possibile.
L’elemento di novità adottato dagli indagati ha riguardato, invece, le modalità di pagamento del corrispettivo: al fine di evitare il rigetto di numerose istanze da parte del GSE, chiamato a controllare a campione le istanze pervenute anche attraverso interlocuzioni con gli istituti bancari per verificare la veridicità dei bonifici trasmessi, gli amministratori, anziché continuare a farsi dare dal cliente il corrispettivo pattuito per l’installazione degli impianti in contanti per un importo decisamente inferiore rispetto a quello indicato in fattura e, poi, creare una ricevuta di bonifico bancario falsa, richiedevano al cliente di effettuare in modalità tracciabile il pagamento della quota indicata in fattura, per poi restituirgli, in contanti o tramite bonifico bancario, buona parte della somma precedentemente bonificata.
Dalle complesse indagini svolte, incentrate sull’escussione di decine di clienti, sull’analisi dei conti correnti societari e dei documenti contenuti nelle 843 istanze inoltrate all’Ente erogatore nel periodo compreso tra il 2020 e il 2022, è emerso che le società oggetto di investigazione, entrambe con sede a Partinico (PA), avrebbero conseguito incentivi non spettanti per un importo totale di quasi due milioni di euro.
La possibilità di proporre impianti solari termici a un prezzo stracciato, oscillante tra i 300/400 euro, impraticabile in condizioni normali, era possibile solo in virtù degli incentivi ottenuti col sistema criminoso descritto, che ha garantito alle società indagate importanti profitti, sia in termini di maggiori incentivi percepiti, che in termini di maggior competitività sul mercato.
Le attività di esecuzione delle misure cautelari reali, effettuate nelle province di Palermo e Trapani, hanno portato al sequestro del saldo di tutti i conti riconducibili ai responsabili e alle imprese da loro amministrate, al sequestro di immobili di loro proprietà per un valore corrispondente al profitto del reato nonché al sequestro preventivo di un intero complesso aziendale, affidato a un amministratore giudiziario.
Si precisa che i soggetti destinatari delle misure cautelari risultano, allo stato, soltanto indagati, considerato che la loro eventuale colpevolezza verrà accertata con sentenza del Giudice solo al termine del processo.
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