TRAPANI – I recenti arresti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato in relazione a quattro cittadini egiziani sospettati di aver favorito l’immigrazione clandestina e di aver causato la morte di cinque migranti a bordo di un’imbarcazione.
Le autorità hanno ricevuto informazioni da alcuni migranti che sono stati salvati in mare raccontando di violenze subite durante il viaggio, tra cui percosse, privazioni di acqua e di cibo e la morte di alcuni compagni di viaggio a causa del caldo e della disidratazione.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato e dal GICO della Guardia di Finanza hanno permesso di identificare i presunti responsabili.
In seguito a ulteriori accertamenti e alla valutazione del quadro indiziario, il gip ha ordinato la custodia in carcere per quattro dei cinque indagati, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e omicidio aggravato da crudeltà. Il provvedimento è stato notificato dalla Polizia penitenziaria presso le strutture carcerarie interessate.
TENTATO SEQUESTRO DI 3 PESCHERECCI
“Ancora una volta il tema della sicurezza dei lavoratori del mare Mediterraneo torna prepotentemente nella cronaca, a significare che il problema non è affatto risolto e che, dunque, non si può abbassare l’attenzione“.
Ad affermarlo sono i segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani Giovanni Di Dia, Franco Nuccio e Roberto Giacalone in seguito all’ennesimo tentativo di sequestro di tre pescherecci di Mazara del Vallo e uno di Pozzallo, avvenuto venerdì scorso, da parte di una motovedetta militare libica a 80 miglia da Tripoli e scongiurato solo grazie all’intervento della nave militare italiana “San Marco”.
“È una situazione – affermano – che purtroppo non ha ancora trovato la giusta definizione e continua ad alimentare uno stato di difficoltà e insicurezza per i pescatori italiani. Flai, Fai e Uila si sono fatte promotrici nel tempo, anche a livello nazionale, di iniziative che potessero richiamare l’attenzione della politica sul tema, affinché possa esserci un intervento del Governo che possa finalmente garantire a questi lavoratori di poter svolgere la loro attività in totale sicurezza. Bisogna individuare e mettere in atto tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti umani dei pescatori italiani che operano nel canale di Sicilia e per assicurare loro la possibilità di continuare a pescare in quelle acque“.
“Appena una settimana fa – concludono – la Presidente del Consiglio Meloni, insieme ai ministri Tajani e Piantedosi, è stata in Libia, viene dunque spontaneo chiedersi se si è parlato di un argomento tanto importante e nel caso a quali conclusioni si sia arrivati“.
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