ALCAMO – Si temeva il disastro ambientale e, alla fine, la procura di Trapani ha deciso di aprire un fascicolo e far partire un’inchiesta per l’incendio che dura da più di 24 ore in contrada Sasi, che ha provocato un’imponente nube nera su Alcamo.
Adesso le fiamme sono sotto controllo ma non sono state ancora domate del tutto, poiché è stata riscontrata la presenza di qualche focolaio. I vigili del fuoco, sul posto con sei squadre operanti, sono rimasti in zona per tutta la notte: nella giornata di ieri nemmeno un canadair è riuscito a mettere la parola fine all’incendio.
Si indaga, quindi, per cercare di capire le cause di tale rogo, che potrebbe non essere stato appiccato per pura fatalità. L’accusa è quella di disastro ambientale, basandosi sulla distruzione dell’intera area in cui è collocato il deposito che ha portato a una situazione non stabile di inquinamento tossico. I carabinieri non possono ancora accedere all’interno del capannone per verificare la natura dell’incendio: intanto, la procura avrebbe costituito un’unità di crisi con polizia, vigili del fuoco, protezione civile e corpo forestale.
Il sindaco di Alcamo, Domenico Surdo, ha dichiarato che l’Arpa non ha fornito dei dati certi e ufficiali, ma la qualità dell’aria che si respira in città sembrerebbe essere rientrata nella norma. Tuttavia, c’è molta preoccupazione per delle possibili emissioni nocive nell’aria. A bruciare sarebbe stata la carta, il legno e la plastica insieme con materiale indifferenziato.
Vincenzo D’Angelo, proprietario dell’impianto, è irreperibile: il suo stabilimento è famoso in Sicilia poiché vengono conferiti diversi materiali di vari comuni del territorio.