TRAPANI – Sono 12 le ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del tribunale di Palermo nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e favoreggiamento nonché fittizia intestazione di beni tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.
Le indagini, avviate nell’aprile 2014, hanno permesso di riconoscere una serie di attività criminali eseguite da esponenti delle famiglie mafiose Vita e Salemi, ritenute possibili favoreggiatrici del latitante Matteo Messina Denaro. Ad agire nel ruolo di capi famiglia delle due cosche sarebbero stati Salvatore Crimi e Michele Gucciardi.
I due individui, tramite le consulenze di professionisti nel campo agricolo ed immobiliare, sarebbero riusciti a realizzare notevoli investimenti in colture innovative per la produzione di legname. La ditta coinvolta sarebbe la Agri Innovazioni s.r.l., riconducibile al pregiudicato Girolamo Scandariato.
Gli stessi avrebbero avuto un ruolo di primo piano nella gestione di una grossa operazione di speculazione immobiliare realizzata tramite l’acquisto di un’asta giudiziaria di una tenuta agricola di oltre sessanta ettari in località Pionica, nel comune di Santa Ninfa, e della sua successiva rivendita alla Vieffe, società di imprenditori di San Giuseppe Jato, vicini ad ambienti mafiosi locali.
L’azienda, di proprietà della moglie di Antonio Salvo, nipote degli esattori salernitani Nino e Ignazio Salvo, sarebbe stata successivamente acquistata all’asta da Roberto Nicastri, presunto prestanome del fratello Vito. In seguito sarebbe avvenuta la cessione alla Vieffe per un importo di 530.000 euro, un prezzo di gran lunga superiore rispetto a quello dichiarato negli atti notarili.
La differenza, pari a 200.000 euro, sarebbe stata incassata dagli uomini di cosa nostra ed in parte finita nelle tasche di Michele Gucciardi e Vito Gondola, quest’ultimo rappresentante del mandamento mafioso di Mazara Del Vallo.
Sempre secondo le indagini, Gucciardi avrebbe obbligato l’originaria proprietaria dei terreni a rinunciare ai propri diritti di reimpianto dei vigneti sulla tenuta, aiutando così gli imprenditore di San Giuseppe Jato ad ottenere i finanziamenti comunitari per 600.000 euro circa. L’esponente mafioso avrebbe inoltre reinvestito il denaro della cosca nei terreni riconducibili a Salvatore Miceli, precedentemente acquistati dalla moglie di Sergio Giglio, condannato per associazione mafiosa.
Crimi avrebbe invece investito denaro nel campo della ristorazione attraverso la società Aerre s.a.s e la successiva apertura del ristorante “La Pergola” in località Ummari. Tale società, così come il 25% del capitale sociale della Agri Innovazioni, sono state sequestrate. La Vieffe è stata sequestrata poiché ritenuta un’impresa a partecipazione mafiosa che sarebbe servita da strumento per i loschi fini dell’organizzazione criminale.
Girolamo Scandariato è stato invece chiamato a rispondere anche del reato di estorsione aggravata da metodo mafioso. L’uomo infatti avrebbe vestito i panni del mediatore mafioso in un’estorsione effettuata ai danni di alcuni imprenditori, acquirenti di un terreno agricolo a Castelvetrano, sul quale avrebbe vantato i diritti di proprietà occulta il defunto boss Totò Riina.