Terremoto del Belice, 53 anni fa la scossa che cambiò la Sicilia: il sisma che affermò la Protezione Civile

Terremoto del Belice, 53 anni fa la scossa che cambiò la Sicilia: il sisma che affermò la Protezione Civile

TRAPANI – Vittime dirette e vittime attuali, ritardi nei soccorsi, una ricostruzione che prosegue e una porzione di Sicilia che sembra ancora oggi una zona di guerra. Tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 a partire dalle elezioni municipali di Gibellina, piccolo borgo in provincia di Trapani, la Sicilia inizia a tremare e gli abitanti si riversano in strada. Da quella prima scossa ha inizio uno sciame sismico che si concluderà solo a febbraio del ’68 e porterà con sé 231 vittime, oltre 600 feriti, e un intero territorio distrutto (Il 90% del patrimonio edilizio rurale subisce danni irreparabili). Il tristemente famoso terremoto del Belice, causò morte e distruzione. Le zone più colpite della Sicilia furono quelle dell’Agrigentino e del Trapanese, con gli edifici di SalaparutaMontevagoPartannaSanta NinfaSalemi Santa Margherita Belice per la maggior parte completamente distrutti.

Dopo la prima scossa di Gibellina (che diventerà anche l’epicentro di quella di magnitudo 6.1 delle 3,01 di notte), la gente si riversò nelle strade. Si tratto di un primo evento totalmente inaspettato, dato che la zona era considerata fino ad allora dal bassissimo rischio sismico.

Danni ai palazzi, ma anche e soprattutto al tessuto economico della zona, costituito principalmente dall’agricoltura. Nella zona, data la poca importanza data ai tempi al rischio sismico della valle del Belice, i soccorsi ritardarono. Il principale problema della gestione emergenziale, infatti, consisterà nella mancanza di coordinamento delle forze in campo. “Grazie” a tali ritardi e difficoltà, l’ordinamento italiano recepisce il concetto di Protezione Civile e specifica per la prima volta la nozione di calamità naturale e catastrofe.

Una data storica soprattutto nel male, ma che diede il primo input per l’affermarsi del concetto di Protezione Civile intesa come predisposizione e coordinamento degli interventi. Si individuarono i compiti fondamentali affidati ai vari organi della Protezione Civile per permettere di fare arrivare più rapidamente ed efficacemente i soccorsi alle popolazioni colpite.

Più di 50 anni dopo, mettendo da parte la questione soccorsi, c’è ancora molto da fare. Soprattutto per quanto riguarda le opere di urbanizzazione. Prosegue ancora oggi, dunque, l’opera di ricostruzione. La visita del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per le celebrazioni del 50esimo anniversario aveva dato speranza ai sindaci delle zone ancora colpite dal sisma, ma il traguardo, seppure si stia provando a raggiungerlo a piccoli passi, sembra ancora lontano.

Immagine di repertorio