Teatro Stabile Tremestieri: Turi Giordano e Filippo Nicosia in una rivisitazione circense del “Il malato immaginario”

Teatro Stabile Tremestieri: Turi Giordano e Filippo Nicosia in una rivisitazione circense del “Il malato immaginario”

TREMESTIERI ETNEO – Sabato scorso, con replica domenica, è andato in scena al Teatro AmbasciatoriIl malato immaginario di Molière(?), sesta commedia all’interno della rassegna teatrale dell’Associazione “Ridi che ti passa”, grazie alla compagnia del Teatro Stabile di Tremestieri diretta da Filippo Nicosia con regia di Turi Giordano.

Chiariamo subito che il punto interrogativo davanti al nome del commediografo francese non è un errore, perché qui siamo di fronte a una versione che è stata una sorta di “mutazione genetica” del testo originale, ambientazione in primis e non solo temporale. Pertanto, proviamo a dipanare questa matassa nel tentativo di trovarne il bandolo.

Allo stupore iniziale, come quello di ritrovarsi in una abbacinante versione clownesca, con una policromia scenica e di costumi (piacevolmente) intrigante, supportata da ritmi e musiche circensi con dialoghi in siciliano, pian piano si sostituiva la consapevolezza di quanto ci si stesse allontanando dall’originale dimensione contestuale e, di conseguenza, dai personaggi tanto amati e criticati da Molière come gli storici parrucconi.

E già a metà del primo atto diveniva sempre più chiaro che si sarebbe assistito a una riscrittura che stava affondando nei gangli del copione in una rivisitazione che lasciava il pubblico stupito all’impatto, disorientato dal susseguirsi delle tante novità, anchilosato in labirintiche ricerche di appigli con la trama originale di un classico che aveva ceduto (buona) parte di sé ad altro. Tutto questo finché, per osmosi e in una costante metabolizzazione del nuovo che avanzava, non si veniva trascinati in questa personalissima versione alla “Turi Giordano” con diversi picchi umoristici che s’intercalavano a una costante, lineare, ilarità.

Forse a farne un po’ le spese, ma a questo punto poco importava, è stato il cuore centrale del messaggio: l’ipocondria che a volte sembrava fosse messa in secondo e anche terzo piano, ben nascosta dietro, ma pronta a sgorgare prepotentemente (inutili lavande e medico orientale ad esempio) come un fiume carsico per poi rintanarsi travolta da nuove, simpatiche, gags che ci riportavano alla mente il teatro del “nostro” Martoglio. L’impressione che a volte perfino ci si scordava di assistere “Al malato immaginario” obnubilato dall’imperante ingenuità del protagonista impegnato, inoltre, più in una sorta di “Paraninfu” che a dare seguito alle sue angosce a causa d’inesistenti malattie, timori vissuti sempre con distacco, come non fossero loro la trama e l’ordito della commedia.

La metafora finale che si è nutrita di una desiderata, quanto attuale, morale che prova a mettere a tacere le odierne “pagliacciate” che fanno leva sulle nostre più recondite paure, nutrendosi da esse, a questo punto è stato il messaggio più forte così come evidenziato nel monologo conclusivo di un Filippo Nicosia travolgente nel ruolo di Argante che ha messo in essere tutta la sua esperienza senza sbagliare un colpo.

Davvero di buona fattura anche le performance dei numerosi protagonisti che hanno tenuto un ritmo infernale senza mai vacillare. Ed eccoli in ordine di apparizione: Tonina (la serva) Joselita Nicosia, Angelica (la figlia) Ramona De Martino, Belina (la matrigna) Isabella Merennino, Cleante (l’innamorato) Filippo Santagati, il Notaio Mimmo Allegra, Diaforetico (il dottore) Santo Di Natale, Tommaso (il figlio del dottore) Antonio Sapienza, Berardo(fratello di Argante) Orazio Torrisi, Dott. Purgone Mimmo Allegra, Stuppante Nunzio Cappello, Rosetta (figlia gemella) Eleonora Nicosia, Mafalda (figlia gemella) Rosa Russo.