Tik Tok tra comicità e odio, sorrisi e autolesionismo: cosa si nasconde dietro il social dei record e cosa si rischia?

Tik Tok tra comicità e odio, sorrisi e autolesionismo: cosa si nasconde dietro il social dei record e cosa si rischia?

Tik Tok è il social network più amato dai teenagers, ha nettamente superato colossi del web come Whatsapp, Instagram, Facebook e tantissime altre piattaforme che inizialmente avevano spopolato tra i più giovani e non.

Ma perché l’app è così irresistibile? E quali sono i suoi segreti nascosti?

Tik Tok è diventato famoso quando i cinesi – della società Bytedance – lo hanno fuso a Musical.ly nel 2017, raggiungendo i numeri da record che ora possiede l’app: si parla di ben mezzo miliardo di utenti in Cina, 3 milioni in Italia, 1,1 miliardi di installazioni a marzo 2019 con ben 846 milioni di download tra il 2018 e i primi tre mesi dell’anno successivo.

Veramente smisurato il numero di utenti effettivi iscritti al social network, ma soprattutto mai preciso perché ogni momento nuovi Tiktokers si uniscono alla grande famiglia dei brevissimi videoclip musicali, clip che in 15 o 60 secondi servono da base per i lipsync o per scketch sia comici che “più seri”; alla base dell’attività degli utenti ci sono le continue challenge che la stessa app propone, unendo così ragazzi da tutto il mondo sotto un unico ballo o un unico tema.

Facile da usare, immediato, ma soprattutto accessibile davvero a tutti: questo perché non serve essere belli o davvero bravi, per diventare famosi su Tik Tok serve solo essere originali, nonostante i normali difetti che caratterizzano il singolo e che anzi lo valorizzano.

L’accessibilità e la non necessaria “amabilità” degli utenti sul social hanno però fatto entrare alcuni di loro all’interno di un vero e proprio vortice che rischierebbe di diventare pericoloso, se preso troppo sul serio.

Le mode attirano e purtroppo su Tik Tok va di moda l’essere infelice, l’essere depresso e insicuro come – sì – “normalmente” sono i teenagers ma – no – non dovrebbero essere i contenuti che si pubblicano sul web.

Utenti di ogni età (dai 9 ai 90 anni) possono pubblicare e guardare video di ogni genere, tra cui clip che ritraggono gente che mostra tagli sulle braccia (causati da gesti di autolesionismo) o si “esibisce” in momenti di crollo psicologico dovuto a stress, depressione, tristezza o altri sentimenti forti e quasi distruttivi. Li chiamano “mental breakdown” e in genere il video ritrae stupende ragazze che, piangendo disperatamente, si rasano i capelli, li tagliano o li colorano.

Non solo la tristezza domina sul social, ma anche la rabbia, come nel caso di una ragazza italiana che riporta sul social tutte le frasi (più o meno dolci, sconvenienti o imbarazzanti) che la fidanzata di suo padre le rivolge, insultandola e deridendola.

Esempio sono anche dei video “duetti” (ovvero dove nella schermata si vedono due diverse clip e dove una di queste appartiene a un altro utente) in cui i ragazzi non fanno assolutamente nulla, non ballano o cantano, ma semplicemente utilizzano i like al proprio video come “dislike button” per il secondo presentato sullo schermo.

Inutile dire che azioni di questo genere fomentano odio e hating nei commenti, spesso di entrambi gli utenti coinvolti.

Questo potrebbe portare a nuovi video di mental breakdown o di tristezza, di scontentezza che puntualmente verrà filmata e diventerà virale per giorni e giorni, in un unico circolo vizioso che rischia di diventare davvero nocivo e rovinare la nuova “culla dell’arte” del web, sempre a portata di mano e mai stancante.