HIKIKOMORI: TRA REALTÀ E FINZIONE

Nella società contemporanea con l’avanzamento della tecnologia, i giovani soprattutto gli adolescenti, utilizzano il web per sfuggire dalla monotona routine quotidiana, restando dietro ad uno schermo per ore ed ore senza sviluppare alcun sintomo di dipendenza, ma diventa un problema quando la persona inizia ad avere difficoltà a relazionarsi nella vita e si rifugia dentro un mondo virtuale.

Questo fenomeno che porta ad isolarsi e quindi a non avere rapporti col mondo esterno, prende il nome di sindrome di “Hikikomori”, termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte”. Il primo caso fu registrato proprio in Giappone nel 1998.

Col passare degli anni, la sindrome di “Hikikomori”, si è diffusa in tutto il mondo, arrivando anche in Italia con più di 240 mila casi. A tal proposito ho intervistato un ragazzo italiano affetto dalla sindrome che per motivi di privacy verrà chiamato Marco.

Entrando nella camera di Marco sono rimasto stupito dal fatto che l’unica luce che illuminava la stanza fosse quella che proveniva da uno schermo acceso, quello del suo computer.

· “Allora Marco, cosa fai durante il giorno?”

“Per non pensare alle cose che mi fanno soffrire dormo o passo del tempo a giocare o a chattare con i miei amici.”

· “Hai più amici reali o virtuali?”

“Diciamo che i miei amici non sono convenzionali, nel senso che con la maggior parte di loro ho un rapporto solo virtuale”

· “Quante ore passi davanti al computer?”

“Quotidianamente lo uso dalle 12 alle 14 ore, le ore restanti le passo a dormire. Dopotutto un po’ di riposo ci vuole!”

· “Ti capita di pensare a come sarebbe la tua vita fuori da questa stanza?”

“Sì, ma quando accade, penso solo al dolore che ho provato in passato e la voglia di rinchiudermi nella mia stanza cresce sempre di più”

· “Ti va di raccontarmi cosa ti è successo?”

“…”

· “Cosa ne pensi se ti aiutassi ad uscire da questa “barriera” e magari lasciassimo il passato alle spalle?”

“Sarebbe bello… ci ho anche già provato… ma non essendo appoggiato da nessuno mi sono arreso dopo un solo giorno, magari con il tuo aiuto potrei riprovare!”

Finita l’intervista, decido di uscire con Marco per continuare a parlare fuori, magari riesco a carpire qualcosa che fino ad ora non mi ha detto.

A questo punto mi rendo conto che in lui c’è una forza stupenda, data dal fatto che non è più solo in questa impresa, per lui difficilissima.

Il primo mese, Marco ha avuto molte incertezze fino al punto di mollare tutto e di tornare alla vita da “Hikikomori” ma con il mio aiuto e quello dei suoi nuovi compagni di classe è riuscito a continuare il suo percorso di reintegro.

Il secondo mese, ritrovo un Marco contento di stare fra la gente, sorridente e spensierato come un ragazzo qualsiasi.

Dopo una giornata passata con lui mi sono reso conto di quanto abbia aiutato questo ragazzo, che per colpa del suo passato, non tanto felice, si era rinchiuso tra le mura della sua stanza

Samuel Silicato – 5 Sezione Accoglienza Turistica – Pestalozzi – Catania