Vincere e vinceremo…

Vincere e vinceremo…

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

La vittoria italiana del mondiale calcistico del 1934 nasconde diverse ingiustizie ed irregolarità dimenticate per orgoglio nazionale.

La tradizione calcistica del nostro paese è ben nota: i 4 mondiali vinti, lo sport nazionale, la tattica.

È tradizione italiana anche, ahimè, raggiungere obbiettivi a qualunque costo: “Il fine giustifica i mezzi”. Non a caso questo motto fu di Machiavelli, politico ed intellettuale fiorentino della fine del 1400, e ben attuato da Benito Mussolini.

Il nostro Palmares conta 4 mondiali, come già detto, ottenuti negli anni ’34-’38-’82-‘2006. Vi racconto la storia del’34, un mondiale ottenuto “all’italiana”. Dobbiamo partire dal 30 luglio del 1930. Quel giorno si giocò la famosissima finale dei mondiali del’30: Uruguay-Argentina. Vinsero gli Uruguaiani per 4-2. Sconfitta inaspettata per gli argentini, quasi certi della vittoria. La loro sicurezza passava soprattutto  dai piedi e dalla mente del mediano Luisito Monti, giocatore simbolo dei biancocelesti. Quest’ultimo giocò una finale da spettatore in campo. Gli mancò il mordente che lo contraddistinse per tutta la sua carriera. Ciò fu causato da una lettera ricevuta la sera prima della partita che minacciava la morte della sorella e della madre di Luisito, qualora avesse giocato un’ottima partita.

Ma cosa c’entra ciò con il nostro mondiale?

Luisito di cognome fa Monti, un cognome d’origine italiana, infatti i genitori erano emiliani emigrati in Argentina. In questi anni in Italia c’è la dittatura fascista di Mussolini. Da dittatore e da machiavellico, intese vincere a qualunque costo il mondiale del 1934 per affermare il proprio dominio internazionale.

Benito, dunque, cerco di allestire la miglior formazione per vincere. Luisito era noto in tutto il mondo per le sue enormi qualità e tutti sognavano di averlo in squadra. Questo sogno lo volle realizzare, e ci riuscì, Benito Mussolini.

La lettera di minaccia di morte fu inviata proprio dal Duce, con il fine di svalutare il giocatore e portarlo in Italia senza tanti impedimenti. Riuscì nel suo intento e l’italo-argentino contribuì in prima persona alla vittoria del mondiale, organizzato proprio in Italia. Oltre al meschino e becero metodo utilizzato da Mussolini per portare in Italia Luisito Monti, dobbiamo analizzare anche come il Duce andò contro i valori da lui stesso decantati pur di dimostrare la propria potenza. Infatti per far giocare l’argentino violò la Carta di Viareggio, da lui stesso proposta, che precisava come “solo gli italiani potevano giocare in Italia”; giustificandosi con “il sangue Italiano resiste ad almeno due generazioni e che gli oriundi in fondo erano figli di un’Italia che si spinge oltre l’Atlantico”.

Questa è storia, raccontata da Stefano Bizzotto nel suo libro “Giro del mondo in una coppa, una storia triste come il nero indossato al posto dell’azzurro dai giocatori italiani in quel mondiale per raffigurare le camicie nere fasciste.

Oggi ricordiamo solamente la vittoria mentre le dietrologie sono finite nel dimenticatoio come spesso accade in Italia.

Fu una vittoria macchiata dalla sete di potere che distrusse i valori di lealtà, onestà e giustizia del vero e sano sport.

Angelo Ferrigno, Classe V Sez. C – Liceo Statale “Turrisi Colonna”