Leclerc sfida la storia, per la Ferrari il futuro è adesso: Maranello ha il suo “cavallino”

Leclerc sfida la storia, per la Ferrari il futuro è adesso: Maranello ha il suo “cavallino”

Sergio Marchionne ci aveva visto lungo; lo stesso, forse, sarebbe successo con Enzo Ferrari. Pole position, vittoria e deliro finale: alla Ferrari, all’Italia e a Monza tutto questo mancava da tanto, troppo, tempo. Nove anni di dominio Mercedes, nove anni in cui le Frecce d’Argento vincevano “a casa nostra”.

Ma il tifo italiano, in anni di buio, di sconfitte e di rimorsi non si è mai arreso, colorando di rosso uno dei Gran Premi più belli di tutto il Mondiale di Formula 1 dal 1950 ad oggi. E ci voleva un giovane monegasco, al suo secondo anno nella massima serie automobilista, per spezzare l’incantesimo tedesco. Il futuro è nelle sue mani: Charles Leclerc, ieri, ha scritto un pezzo di storia di Maranello.

Un tifo caloroso, le frecce tricolore sui cieli lombardi, l’inno di Mameli e quella sana tensione prima che ognuno dei cinque semafori si spenga. Monza è un mix di emozioni, condite da una spinta e un calore tutti italiani che, difficilmente, in giro per il mondo delle corse si ritrovano (tifosi di Max Verstappen a parte).

Leclerc è in pole, il muro rosso si fa sentire. Il monegasco sa che responsabilità porta a bordo della sua SF90: alla variante del Rettifilo è fondamentale stare avanti a Lewis Hamilton, quel “cannibale” che di cambio generazionale, ancora, non vuole sentirne parlare. Nervi tesi, visiera abbassata, piede sull’acceleratore e giù verso la prima curva.

A Monza la gara si costruisce anche lì. Velocità estreme, curvoni veloci, giochi di scie, errori fatali e irrecuperabili (Sebastian Vettel). Paradossalmente, l’errore del tedesco ha “aiutato” il compagno di squadra a costruire quello di cui oggi stiamo parlando: una gara memorabile, di sofferenza, di tenacia, di grinta e – aspetto non trascurabile – di passione.

Quando la bandiera a scacchi ha cominciato a sventolare sul traguardo, Charles ha liberato tutto ciò che si portava dentro con un urlo incredibile indirizzato alla squadra, praticamente perfetta nella strategia e nei cambi gomme ai box.

Toto Wolff e la Mercedes hanno avuto il pallino del gioco prima della sosta: una sfida che ha opposto le due monoposto tedesche a quella italiana, visto l’errore di Vettel mentre si trovava in quarta posizione. Il due contro uno ha permesso strategie differenti che poi, tirando le somme, hanno aiutato solo Valtteri Bottas, vicino fino alla fine alla Ferrari numero 16.

Ma dopo nove anni il destino ha voluto che la Rossa tornasse a vincere. Una vittoria cercata e voluta da un giovane che, non a caso, molti definiscono predestinato e su cui, a Maranello, costruiranno il futuro della Scuderia.

Fonte foto: twitter.com