Davide Astori non è morto nel sonno: poteva essere salvato

Davide Astori non è morto nel sonno: poteva essere salvato

Forse Davide Astori poteva salvarsi. È quanto rivela la perizia effettuata dai medici legali Carlo Moreschi e Gaetano Thiene, incaricati di far luce sulla morte del capitano della Fiorentina, avvenuta nella notte tra il 3 e il 4 marzo in hotel a Udine.

L’ex capitano della squadra Viola, trovato esanime dai suoi compagni, non sarebbe morto – come si pensava all’inizio – per un rallentamento del battito cardiaco, ma, secondo l’autopsia dei medici, per l’esatto opposto, ovvero per “tachiaritmia“, cioè una accelerazione improvvisa del battito cardiaco. 

Secondo i periti, quindi, Astori non sarebbe morto nel sonno e forse, ma è solo un’ipotesi, avrebbe potuto essere salvato se solo avesse condiviso la stanza con un compagno di squadra: serviva solo qualcuno che potesse almeno lanciare l’allarme in caso di bisogno.

Davide, invece, la sera del 3 marzo aveva lasciato la camera di Marco Sportiello, portiere dei viola, per ritornare da solo nella propria stanza. Si tratterebbe del primo e ultimo sintomo di una patologia che mai era stata riscontrata prima in un atleta sano e costantemente controllato.

Ieri è stata depositata la perizia medico-legale sulla morte del capitano della Viola di cui si sta occupando il pubblico ministero Barbara Loffredo, titolare del fascicolo sulla scomparsa del difensore.