CATANIA – Il Futsal in Sicilia, negli ultimi anni, sta vivendo un momento molto positivo, grazie soprattutto alla luce riflessa delle grandi società, che trascinano gli ambienti circostanti con entusiasmo. Tuttavia, non dappertutto ciò accade.
In molte zone della nostra terra tale entusiasmo non viene condiviso e molte società ambiziose si trovano spesso e volentieri a ricoprire il ruolo di “predicatore nel deserto”. In un deserto di indifferenza, per l’appunto, come nel caso dell’Argyrium, di Agira, militante nel girone B di Serie C2.
La società granata presenta un “outfit” completo: dalla scuola calcio, completa di Piccoli Amici, Pulcini ed Esordienti, al settore giovanile, composto da Giovanissimi, Allievi e Juniores, che nutrono da più anni la prima squadra e che dispongono di elementi validi, adocchiati dalle grandi squadre siciliane e dalla rappresentativa regionale.
Non è semplice, però, costruire un progetto così ambizioso in un contesto così arido, fatto di campi in terra battuta, dove il pallone a rimbalzo controllato non dovrebbe mai stare. È vero che non tutte le squadre possono (o vogliono) permettersi di permanere in una struttura al chiuso, ma sarebbe dovere della Delegazione Provinciale, quanto meno garantire la disputa delle gare nei campi in erba sintetica.
A tal proposito, sono emblematiche le parole dell’allenatore delle giovanili, nonché spalla di mister Pagano in prima squadra, Filippo Fiorenza, che ha gentilmente risposto a qualche nostra domanda per far luce su una situazione non felice.
Come procede il tuo lavoro con la Juniores dell’Argyrium?
“Il mio lavoro con la squadra Juniores procede molto bene, sia a livello agonistico (terzo posto alle spalle di Regalbuto e San Cataldo), sia a livello umano. Sta nascendo una squadra molto affiatata dentro e fuori il campo, cosa che mi rende estremamente orgoglioso. È questo, infatti, l’obbiettivo che ho insieme con il mio grande amico e collega Aldo Di Gaudio, responsabile della scuola calcio: creare uomini prima dei campioni. Per questo, abbiamo grande stima e affetto dai ragazzi e dai genitori”.
L’anno prossimo, in caso di promozione in C1, molti tuoi ragazzi potrebbero essere chiamati in causa per via del regolamento vigente. Pensi che saranno all’altezza del campionato?
“Già adesso noi abbiamo quattro elementi in pianta stabile in prima squadra e due di loro sono aggregati da più di due anni. Inoltre, sono stati sempre convocati dalla Rappresentativa regionale, quindi sono di certo all’altezza della situazione”.
Nel vostro territorio la situazione in cui si trova il Futsal non è delle migliori. Ti è mai capitato, con le giovanili o addirittura con la prima squadra, di andare a giocare in campi impraticabili?
“Qui tocchiamo un tasto molto dolente, per il quale tutta la mia società si sta battendo. Purtroppo ancora nel 2015, siamo costretti a dover giocare partite di Calcio a 5 in campi in terra battuta e in condizioni primitive, quali palloni ad alto rimbalzo, illuminazione inesistente, condizioni climatiche avverse e proibitive. Con la prima squadra questo non succede, fortunatamente, perché ormai la maggior parte delle squadre gioca nei palazzetti, anche se, a volte, capita di andare a giocare in campi in erba sintetica che, resi scivolosi dalla pioggia, continuamente mettono a rischio l’incolumità dei giocatori”.
Qual’è la reazione della Delegazione provinciale a tal proposito?
“Purtroppo quello che ci dispiace di più è proprio il fatto che non abbiamo avuto nessuna reazione da parte della Federazione. Non è cambiato nulla e i campi sono rimasti in quelle condizioni primitive. L’errore non è delle società che chiedono di iscriversi, ma della Delegazione che prima di iscrivere una squadra dovrebbe accertarsi di tutti i requisiti necessari per poter partecipare a un campionato di calcio a 5. Il requisito fondamentale è, appunto, la locazione in cui si disputeranno le gare. Non è concepibile una cosa del genere, visto che oltre a buttare mesi di lavoro per disputare una gara in un terreno in terra battuta, si mette a rischio la sicurezza dei ragazzi, cosa che dovrebbe stare veramente a cuore agli enti che ci guidano. Siamo stanchi di questa situazione, ma non ci fermeremo e continueremo a lottare fino a che questa magnifica disciplina sia veramente alla pari di tutti gli altri sport”.
Nel caso in cui facciate il salto di categoria, pensi che le strutture messe a vostra disposizione siano idonee per il lavoro da voi programmato?
“La situazione delle strutture sportive è una problematica di tutta la Sicilia. Purtroppo è un limite che impedisce di fare grandi progetti, in mancanza di strutture adatte. Noi abbiamo grandi idee e aspettative, una scuola calcio con più di 120 iscritti a cui vanno aggiunti Giovanissimi, Allievi, Juniores e prima squadra, ma costretti a dividere il palazzetto con una società di pallavolo e quindi costretti a fare tutto nel minimo indispensabile, escludendo il settore giovanile, al quale gioverebbe di certo giocare in un palazzetto. Inoltre le condizioni di agibilità dell’unico palazzetto disponibile sono precarie, in quanto sia vietata la presenza di pubblico, costringendoci a giocare tutte le partite a porte chiuse. Ora la mia speranza è che chi amministra il nostro comune faccia un esame di coscienza e pensi a tutti i genitori che non potranno assistere a una partita dei propri figli, e pensando a ciò velocizzi i tempi per la sistemazione, non rimandando più ciò che andrebbe fatto da molto, troppo tempo”.