<<L’ultimo dei Crotoniati vale il primo dei greci>>. (Strabone, VI, 1,12).
Torna a risuonare tra le vie di Crotone, quello che era il manifesto della potenza sportiva dell’antica Kroton, che in un’indimenticabile Olimpiade di 2500 anni fa, vedeva nella finale dello “stadio” (i moderni 200 metri piani) la presenza di 7 finalisti della città della Magna Graecia ed 1 solo greco! Vince Eratostene, davanti a suoi 6 concittadini, relegando all’ ultimo posto l’unico ateniese e sarà così per circa 30 anni di dominio assoluto nelle gare e nell’arte della lotta, come testimonia l’ingresso nell’arena di Olimpia di Milone, atleta-lottatore crotonese alla settima vittoria, con un toro sulle spalle, impresa epica degna di Ercole e degna di questo Crotone calcio che ha saputo portare sulle sue spalle il peso di un torneo lungo, difficile ed ostico come la serie B, per poi posarlo ai piedi dell’altare e della storia.
Nessun’ altra città potrà mai ottenere tutti gli allori olimpici dell’antica Kroton, ecco in cosa possono rispecchiarsi i calciatori di questa rosa fantastica che hanno saputo tagliare un traguardo fino a ieri inimmaginabile e insperato, per la prima volta a 83 anni dalla fondazione della società. Ascendono così all’olimpo del calcio italiano, entrando nella storia di una piccola cittadina calabrese che spesso è dimenticata anche da sé stessa, ma grazie a questa splendida favola che come uno scrigno custodisce le radici e l’orgoglio di una comunità che non vuole che questa impresa non sia solo polvere o un mero esercizio di memoria, ma serva alla rinascita di un’intera regione.
Un miracolo calcistico, iniziato vent’anni fa, quando la squadra giocava in Promozione, e passato da decine di campionati in serie C, Dilettanti, Interregionali, e che la porterà a sfidare le grandi (e ricche) del calcio italiano, nonostante l’obiettivo dichiarato ad inizio anno della salvezza, raggiunta faticosamente l’anno precedente all’ultima giornata, e nonostante siano cambiati quasi tutti i protagonisti, con la classica formula della freschezza di giovani talenti delle grandi squadre (alcuni presenti nella Nazionale italiana durante questi Europei francesi come Bernardeschi, Florenzi, Pellè) e qualche calciatore d’esperienza nei ruoli chiave e, perché no, le idee tattiche di un tecnico spregiudicato.
La città è tornata in massa in piazza come quasi vent’anni fa, quando invase strade e vicoli per protestare contro la fine di un ciclo industriale che ha “regalato” a questa terra disoccupazione, cattedrali nel deserto e morte (incidenza di malati oncologici a livelli di Terra dei Fuochi, Porto Marghera, Taranto…), mettendo da parte i numerosi problemi per festeggiare sulle note dell’indimenticato menestrello locale Rino Gaetano, poeta malinconico e surreale che cantava gioie e disperazione degli ultimi.
È evidentemente l’anno delle “Cenerentole”, se si analizza sia il caso dei campioni d’ Inghilterra del Leicester che ha messo in fila squadroni “petroliferi” dal potenziale economico irraggiungibile (vedi proprietari del Qatar o Emirati Arabi) con una rosa di sconosciuti (ex operai, scarti di squadre europee) e un allenatore “normale”, l’italiano Claudio Ranieri da Roma, che si è fatto le ossa da calciatore e allenatore a Catania, Catanzaro, Cagliari (ancora Sud) per poi proseguire in squadre italiane ed europee di un certo blasone e anche nella nazionale greca. Per restare nell’attualità, in questo campionato Europeo appena concluso in Francia, la nazione ospitante ha affrontato nei quarti di finale la sorprendente Islanda, staterello di 330mila abitanti, e di pescatori orgogliosamente fuori dall’Europa politica, e che negli ottavi di finale si è scontrata contro gli inventori del football, loro che invece fino agli anni 90 non praticavano nemmeno il calcio per una semplice ragione: d’inverno le temperature rendono impossibile anche solo pensare di allenarsi! Da quel momento lo Stato ha investito nella costruzione di impianti al chiuso, riscaldati e in erba sintetica. I professionisti sono appena 100, di cui 23 sono stati impegnati in Francia agli ordini di un allenatore-dentista, e che hanno salutato a fine partita i loro 27mila compatrioti-tifosi che vivono in Francia (8% della popolazione) con una danza che ricorda l’Haka dei Maori Neozelandesi.
Queste Cenerentole calcistiche, come l’immortale fiaba, ci ricordano che tutto si evolve continuamente in un perenne cambiamento e che tutto è in continua trasformazione… e che, come ne “a livella” di Totó, dove di fronte alla morte siamo tutti uguali, anche nello sport trionfi sempre il più bravo e non il più ricco e famoso.