Televisione, è la polemica la vera essenza dell’intrattenimento?

Televisione, è la polemica la vera essenza dell’intrattenimento?

Divergenze tra vip, proteste di comuni cittadini, parolacce di fronte a bambini e adulti e discorsi “vuoti” destinati esclusivamente a generare audience: è questo ciò che offrono quotidianamente i programmi televisivi. Sono pochi i canali e gli show che fanno eccezione, finendo per non ottenere lo stesso successo degli altri. Perché? Fondamentalmente sembra che oggigiorno l’unica cosa ad attrarre gli spettatori sia la polemica.

Qualsiasi sia il tema o lo scopo del programma in onda, l’unica cosa che importa è che ci sia qualcuno che litighi e alimenti i commenti, poco importa se positivi o negativi (anzi, spesso i secondi sono una pubblicità migliore rispetto ai primi). Questa realtà è tipica soprattutto dei talk show, dove le controversie sono la norma, ma ultimamente è diventata centrale anche in spettacoli nati con un altro obiettivo, come i talent show.

Ideati principalmente per individuare e dare una possibilità di carriera a persone con un’abilità particolare (canto, ballo, recitazione, divertire, ecc…), recentemente i talent sono diventati l’ennesima sede di “giochini strategici”, dibattiti fondati su argomenti spesso poco validi e contrasti destinati a riempire le pagine delle riviste di spettacolo, i telegiornali e le piattaforme social.

Tra le tante “aree” dedicate alla discussione, sono proprio quelle sul web a dare maggiore seguito alle polemiche televisive. Basta visitare le pagine ufficiali dei principali programmi televisivi e visualizzare le migliaia di commenti sotto i post per osservare orde di fan mostrare la propria rabbia o la propria approvazione per un particolare evento in maniera concitata, spesso interagendo con fervore con altri utenti. Non è raro che le controversie nate in tv si “spostino” sui social e scatenino veri e propri casi mediatici.

Su Internet, dove tutti possono esprimere la propria opinione in maniera pressoché incensurata e illimitata, non mancano, però, persone che provano a riportare alcuni programmi televisivi al loro originario splendore. Questi sottolineano come i responsabili della produzione e i protagonisti degli show dovrebbero andare ben oltre la polemica e basarsi su altri ideali: le capacità artistiche e/o argomentative dei partecipanti, i valori etico-morali divulgati e l’imparzialità. Tutte qualità, purtroppo, quasi scomparse, e non solo dalla televisione, e la cui assenza ha provocato un’evoluzione non indifferente della cultura e nelle logiche nascoste dello show business.

Il mutamento lascia sgomenti i più e questo si vede dalle critiche costanti ad alcune tipologie di programmi: pare, quindi, che fomentare il “lato oscuro” della televisione abbia dato sì vita a una nuova forma di intrattenimento, che dà risultanti considerevoli in termini di share, ma che al tempo stesso questa pratica abbia distrutto gli obiettivi originali di molti show, ora “seguiti” non tanto per i contenuti (e questo, soprattutto per programmi politico-culturali e talent, è una sconfitta in piena regola) quanto per la curiosità di conoscere le repliche ad attacchi messi in onda in puntate precedenti o scoprire quale nuova “zuffa” animerà la trasmissione.

Immagine di repertorio da Pixabay