Sanremo, il Festival non esiste più? “Ciao” a buon senso e integrazione

Sanremo, il Festival non esiste più? “Ciao” a buon senso e integrazione

È trascorsa poco più di una settimana dalla conclusione di Sanremo 2019, ma i riflettori non si sono ancora spenti sui suoi protagonisti. Da giorni, infatti, migliaia di persone commentano il popolare Festival, che da manifestazione incentrata sulla musica italiana si è trasformata nell’ennesima occasione per generare polemiche sterili e “appesantire” l’atmosfera già poco felice della nazione italiana.

Se un tempo le discussioni si limitavano a commenti al bar, alcune trasmissioni televisive o articoli sui maggiori quotidiani e riviste di gossip e spettacolo, il recente avvento dei social ha cambiato il modo di vivere l’atteso evento: ogni anno già dalla prima sera, quella dedicata alla presentazione degli artisti e dei brani in gara, migliaia e migliaia di post su Facebook, Twitter e Instagram rivelano i giudizi popolari su ogni aspetto della trasmissione, dalle scelte del direttore artistico agli sketch fino alle scenografie, i cambi d’abito e gli ospiti.

Quest’anno, nello specifico, nessuno sembra essersi salvato dalle critiche: dal direttore artistico, Claudio Baglioni, ai co-conduttori, Virginia Raffaele (contro la quale sono state perfino rivolte accuse incredibili di “satanismo” per uno dei suoi sketch) e Claudio Bisio, ai partecipanti (molto contestato, ad esempio, il quarto posto di Loredana Bertè) fino al vincitore, Mahmood (pseudonimo di Alessandro Mahmoud, 26 anni).

Il cantautore milanese, che ha ottenuto il primo premio della competizione con “Soldi”, da sabato 9 febbraio è uno dei “bersagli” preferiti di chi non ha gradito la sua vittoria. Molte persone sui social hanno manifestato il proprio lato peggiore con dichiarazioni assurde: c’è chi parla di “complotto” contro l’attuale governo per la vittoria di un ragazzo con genitore straniero (il giovane, in realtà, è nato e cresciuto in Italia), chi si scaglia contro il brano etichettandolo come la solita “hit banale” (quando invece affronta un tema di grande rilievo: l’abbandono familiare) e chi chiede perfino un nuovo conteggio dei voti o un rimborso della cifra spesa per il televoto.

Nella 69esima edizione di Sanremo, poi, non sono mancate le solite accuse di plagio e di incompetenza da parte della sala stampa, decisiva per le sorti della gara (quest’anno, in particolare, dibattiti accesi hanno coinvolto anche diversi artisti in gara, primi tra tutti Ultimo, secondo classificato, e il trio Il Volo, che ha ottenuto il terzo posto seppur aspramente criticato dai giudici). Inoltre, altra novità, il Festival ha suscitato reazioni piuttosto concitate perfino da parte di note personalità politiche e sociali: da ministri a professori ed esperti di vari settori.

Di fronte a un programma televisivo di fama internazionale e alle migliaia di post umoristici o diffamatori sui social verrebbe da chiedersi: e la musica? Non è forse il senso del Festival di Sanremo? L’evento non dovrebbe essere un momento di armonia e spensieratezza in un momento difficile o, nel caso di brani in gara più “impegnati”, un’occasione per riflettere in totale serenità?

Perché politicizzare anche una fonte di pace come la musica, l’unica cosa che non pone barriere ma abbatte “muri” e ostacoli? Nel “Festival della critica universale”, dove il ricordo degli italiani che cantavano le grandi hit di Sanremo come “Nel blu dipinto di blu” o apprezzavano gli splendidi fiori della città costiera ligure appare tristemente lontano, se lo chiedono in pochi, ma alcuni artisti e spettatori, per fortuna, non lo dimenticano.

Lo dimostrano le parole di Ermal Meta, cantautore albanese naturalizzato italiano, tornato sul palco dell’Ariston per duettare con Simone Cristicchi in “Abbi cura di me”, che in uno sfogo personale su Twitter dichiara: “La musica non ha passaporti”, ponendo fine a tutte quelle indiscrezioni che parlano di “vittoria politica” di Mahmood. Il post ha ottenuto migliaia di like e condivisioni, il che dimostra anche che in molti concordano sul fatto che bisognerebbe prendere con maggiore “leggerezza” un momento di espressione creativa come Sanremo, una delle manifestazioni che ha reso l’Italia celebre in tutto il mondo negli ultimi decenni.

Fonte immagine: Wikipedia