POS, COME QUESTO STRUMENTO POTREBBE SALVARE L’ITALIA. ECCO I DATI

POS, COME QUESTO STRUMENTO POTREBBE SALVARE L’ITALIA. ECCO I DATI

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Sommario: È stato abolito l’obbligo di Pos sotto 60€, ma siamo certi che questo aiuti l’economia? Ecco i dati.

Le polemiche sul tanto discusso Pos sono riaffiorate negli ultimi giorni dopo la decisione del Governo di eliminare l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti con carta inferiori ai 60€. Il falso mito delle alte commissioni per gli esercenti ha infatti alimentato proprio negli scorsi mesi un forte scontento da parte delle attività tanto da far nascere addirittura rivolte e manifestazioni.
Quello che però si presenta come il secondo lato della medaglia, quello più nascosto, rappresenta invece la chiave vincente per combattere il problema sempre più attuale dell’evasione fiscale. I dati degli ultimi anni pubblicati nella Nota di Aggiornamento 2022 dalla Premier Meloni dimostrano come nel 2019 sia stato registrato per la prima volta un importo inferiore ai 100 miliardi di euro di evasione fiscale. Per la precisione ammonta a 99,2 miliardi la differenza tra quanto dovrebbe essere versato e quanto nella realtà lo Stato ha percepito nel corso dell’anno: un numero che dimostra l’efficacia delle recenti manovre di digitalizzazione dei pagamenti, ma al contempo la necessità di nuove riforme.
Anche l’Unione Europea ha tempestivamente rivolto l’attenzione alla proposta del Governo Meloni: la Corte dei Conti ha invitato l’Italia a riformulare la norma, che potrebbe ostacolare seriamente la lotta all’evasione. Altrettanto celere la risposta del Ministro Salvini che ha controbattuto  affermando che “chi paga un caffè col bancomat è un rompipalle”. Il Primo Ministro invece, proprio questa Domenica, si è detto disponibile per la revisione della proposta.

meloni

L’enorme dubbio però rimane: quanto il Pos rappresenta un aggravio fiscale? Dando uno sguardo alle varie proposte sul mercato risaltano nomi comuni come “Satispay”, che oltre alla sua enorme comodità (non è infatti necessaria installazione) propone una commissione dello 0%
sui pagamenti inferiori a 10 euro e dello 0,2% per quelli superiori. Ancora è possibile optare per servizi come Sum up o Nexi che impongono rispettivamente una tassazione del 1,85% e del 1,89% (con azzeramento per piccole transazioni).
Allora a questo punto viene da chiedersi: il contante conviene? A rispondere sono i dati raccolti dal direttore dell’Osservatorio Innovative Payments Ivano Assaro. I pagamenti cash presentano ben 2 fattori di svantaggio che li rendono equiparabili a quelli elettronici: le tasse legate al trasporto del denaro e le assicurazioni come l’”indennità di cassa”, che corrisponde ben al 5%.
Ma quindi, qual è il futuro dei pagamenti? Nonostante molti ricercatori ed economisti aspirino a un mercato completamente cashless, la prospettiva più diffusa è quella di un commercio misto, che permetta però al cliente di poter optare per entrambi i metodi senza arrecare danni agli esercenti e allo Stato.

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Autore: Mario Riolo, VB Liceo N. Spedalieri, C