QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
C’è una città che nell’ ultimo decennio si è presa la scena italiana in diversi ambiti… è il capoluogo campano, Napoli.
Il club di calcio locale è reduce da un entusiasmante scudetto che ha ha scatenato festeggiamenti inverosimili, il cantante Geôlier ha ottenuto il secondo posto al festival di Sanremo presentando un testo quasi interamente in napoletano, le serie tv Gomorra e Mare Fuori hanno appassionato spettatori di ogni età, e del cibo, beh, non serve nemmeno parlarne.
La “Città del Sole” è sempre stata molto rilevante nel panorama del Belpaese.
Nella storia recente si è discusso molto del bene, ma anche del male di questa città. La mafia e la mala vita hanno influenzato notevolmente l’immaginario della vita partenopea diffondendo un ideale stereotipato del “napoletano medio”.
I media e i prodotti che hanno attratto migliaia di italiani hanno l’ intento di scardinare questi luoghi comuni, ma spesso si ottiene l’ effetto contrario e vengono intensificati.
Per capire meglio la diffusione del fenomeno della “napoletanizzazione” sono stati intervistati due napoletani di diverse generazioni, i quali vivono in prima persona gli effetti di questa moda.
Il primo è Antony, un giovane pizzaiolo del Rione Sanità:
“Attraverso le serie tv, la musica, il calcio e i social, in Italia si è diffusa una vera e propria “mania” per Napoli… perché, secondo te, si è ottenuto questo grande successo?”
“Napoli ha fatto il botto. A partire dalla serie ‘Gomorra’ che tutti conoscono ma che mostra solo il peggio di Napoli. Invece Napoli è tutt’ altro: è storia, è arte, è musica… La gente è solare, aperta, calorosa e anche molto divertente! E poi lo street food che abbiamo qui nei quartieri non lo trovi in altre zone.”
“A Napoli, anche a livello turistico, si avverte l’effetto di questa moda per la tua città?”
“È sempre bello sentir parlare di Napoli, anche se ne parlano male… perché comunque il bene e il male stanno dappertutto. L’ importante è sapersi comportare con le persone. La cosa più bella è che sentiamo parlare di Napoli sempre in meglio, e quando la città in cui vivi riceve tutti questi complimenti ciò ti fa stare proprio bene.”
“Il fatto che arrivano tutti questi turisti in città e che siete sulla bocca di tutti è quindi una cosa negativa o positiva?”
“Positivissima. Il turismo riempie Napoli, è più ricca di gente. Ravviva molti negozi e aziende. Parliamo sinceramente; il turismo porta anche economia. Detto alla napoletana: puort’ na cos’ e’ sord’ a Napule. A molti di noi piace poter viaggiare e grazie ai turisti che vengono qua possiamo andare all’ estero e arricchirci anche culturalmente, anche se la meraviglia ce l’ abbiamo a casa. Chi è cresciuto qui vuole andare altrove, però è ancora più bello quando tu sei di Napoli e vedi persone di altri paesi venire nella tua città. È la cosa più bella.”
“Ti faccio un’ ultima domanda: cosa diresti agli italiani della tua città?”
“Qui si dice: ‘vedi Napoli e poi muori.’. Ho detto tutto… non c’è bisogno di aggiungere altro.” Il secondo intervistato è Enzo, un anziano venditore ambulante di magliette di Maradona dei Quartieri Spagnoli:
“Napoli sta vivendo un periodo di fama: qui al centro storico dei Quartieri Spagnoli, si avverte qualche cambiamento?”
“Prima qua c’erano tanti delinquenti, oggi sono tutti turisti. Abbiamo preso il volo.”
“Come state vivendo questa situazione?”
“Benissimo. Ogni turista non se ne va senza dire: ‘È bella Napoli!’ È economica, vanno tutti da Maradona, s’ magn’ buon’, e poi siamo molto espansivi.”
“Come considera il fatto che molti turisti influenzati dalle fiction e da alcuni fatti di cronaca visitano Napoli con un’ idea stereotipata del napoletano criminale, truffatore, ‘chell’ ca arróbba’?”
“Non esiste più. Ora siamo gente di cuore a cui piace il turismo. I napoletani si sono adattati benissimo all’ accoglienza di chi ha il piacere di visitare la nostra città e scoprire la nostra storia. Qui è pieno di bella gente di cui ti puoi fidare. Prima ai Quartieri non c’era niente, allora la gente usciva e faceva quello che doveva fare, ci capiamo… Oggi fortunatamente abbiamo i negozi, gli alloggi per turisti, locali e ristoranti, anche le bancarelle, la gente si impegna e lavora. Se qualcuno fa qualcosa di sbagliato, non gliela si fa fare. Ognuno salvaguarda il proprio quartiere.”
“Cosa direbbe agli italiani sulla sua città?”
“Che siamo cambiati. Prima si poteva parlare male di Napoli, ora no. Si devono spendere parole di bene. La Campania purtroppo ha subito il problema della criminalità e della mafia, mase c’è l’ amore non c’è nessuna delinquenza. Grazie alla fratellanza, al rispetto e all’ altruismo siamo cambiati.”
I due testimoni sono portavoce dell’entusiasmo dei napoletani di accogliere i visitatori non da turisti, ma da ospiti. Se ci si aspetta di trovare furti e truffe, sparatorie e scene del delitto, gli stessi abitanti onesti sono pronti a mostrare la realtà di una società che vuole cambiare sempre in meglio. Il cinema mostra spesso la parte peggiore della vita napoletana, la musica viene giudicata da molti come inopportuna e provinciale, i tifosi azzurri criticati come rozzi ed esagerati. In realtà l’ obiettivo è rivelare una realtà che purtroppo è ancora presente, ma il fatto che se ne parli liberamente serve a creare coscienza e a dimostrare che i napoletani hanno voglia di riscatto. Come dice il motto dell’emergente serie Rai… nun t’ preoccupà uagliò, ce sta o’ mar’ for’… la speranza è sempre viva, basta volerlo e uscire fuori a testa alta, avere cazzimma.
Cuscunà Marte Gabriele 5LE Istituto Lombardo Radice — Catania (CT)
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