QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
Si parla molto, nella società contemporanea e nelle scuole, dei diritti che tutelano ogni cittadino del nostro paese: da quelli legati allo studio (art. 34 Cost.), all’avere un lavoro dignitoso (art. 4 Cost.), o al professare liberamente la propria confessione religiosa (art.8 Cost.). Tuttavia, un diritto che non ha ancora trovato tutela in Italia è quello di poter porre fine alla propria vita
volontariamente.
L’eutanasia, un metodo per accostarsi ad una morte non dolorosa.
Potrebbe sembrare qualcosa di inconcepibile, ma la pratica dell’eutanasia (dal greco, morire bene) è sempre più diffusa a livello internazionale; sono infatti oltre dieci i paesi dove questa norma viene eseguita legalmente. È però importante fare chiarezza su alcuni dettagli di questo argomento molto delicato. Distinguiamo l’eutanasia in “attiva” e “passiva”; La prima forma consiste nella
somministrazione di un’iniezione letale alla persona richiedente; invece, la seconda forma permette la morte di un individuo interrompendo o non iniziando trattamenti medici che potrebbero prolungare la sua vita, quello che viene comunemente definito “accanimento terapeutico”.
Sebbene appaia una norma anomala, alcuni casi realmente avvenuti aiutano a comprendere l’importanza di questa pratica. Di seguito brevemente riporto alcune frasi dalla testimonianza di Martina Opelli, architetto di 49 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva che rivendica il diritto al suicidio assistito che le è stato negato, tratte da un servizio del 30 agosto 2024 de “Il giornale”.
«Non voglio subire torture di Stato» […] «non sono una suicida, altrimenti non sarei qui. Ma sono esausta, esaurita. Vorrei morire col sorriso sul volto nel paese in cui ho pagato le tasse».
Da queste poche frasi trapassa il dolore, la sofferenza, di una donna stanca di soffrire ma impossibilitata a ricorrere all’eutanasia a causa delle leggi italiane che non ne permettono l’esercizio.
L’intervista a S.E.R. Monsignor Luigi Renna, arcivescovo della diocesi di Catania.
In data 27/12/2024 ho avuto l’onore di intervistare l’arcivescovo di Catania S.E.R. Monsignor Luigi Renna, ovviamente contrario alla legalizzazione dell’eutanasia. Ciò nonostante, si è dimostrato aperto al dialogo sottolineando l’importanza di stabilire requisiti tali da evitare la “legalizzazione del suicidio” al fine di chiarire gli obiettivi reali di questa pratica.
Ed in futuro cosa succederà?
Auspico che ci siano dei passi in avanti per tutelare non solo i diritti che permettono di avere una felicità terrena, nonché effimera, ma anche quei diritti che salvaguardano la salute psico-fisica degli individui coinvolti in situazioni difficili di estrema sofferenza. Sulla materia, si stanno riscontrando progressi in ambito legislativo regionale, a tal proposito infatti il ministro della salute Schifani si è espresso affermando “i tempi sono giusti e maturi per una legge buona per tutti”.
Riccardo Gullo, 3^LD, Liceo statale “G. Lombardo Radice”, Catania.