INTERVALLO SUL FRONTE OCCIDENTALE: QUANDO UN PALLONE FERMÒ LA GRANDE GUERRA

Ypres, Novembre 1914. La regione belga è coperta da cadaveri insepolti e trincee innevate, la grande guerra continua a produrre innumerevoli morti.

Quella che doveva essere una guerra lampo, si trasforma in una guerra di posizione, inchiodando masse di uomini in fosse, circondate da macerie e morte. 

«Sarà una lunga guerra, nonostante che dall’una e dall’altra parte ogni singolo uomo desideri che cessi all’istante» scrive in una lettera, l’ufficiale e deputato conservatore britannico Valentine Flemining.

 

È dicembre, fa sempre più freddo e nella gelida neve, ondate di soldati, “carne da macello”, tremano nella speranza che il massacro finisca. Insomma “niente di nuovo sul fronte occidentale”, o almeno così sembra. Proprio a Ypres, che fino a qualche ora fa era stato teatro di cenere e dolore, una luce sembra accendersi, nell’oscurità della guerra, brilla la speranza di un’umanità perduta.

 

I soldati tedeschi cominciano a decorare le lucubri e fangose trincee, attirando l’attenzione dei nemici britannici.  Da una trincea all’altra comincia uno scambio di auguri:<< Frohe Weihnachten!>>, e ai tedeschi rispondono gli inglesi: <<Merry Christmas!>>. Mentre governi e supremi festeggiano lontani dal fango della guerra, soldati, fino a prima nemici, tornano uomini nel giorno di Natale e stipulano una tregua ufficiosa, uscendo da quelle fosse buie, rivedendo la luce negli occhi del “nemico”.

Un vero e proprio miracolo, la terra demolita da morte e sofferenze, viene sommersa dalla gioia degli uomini che cominciano a scambiarsi doni, scattare foto di gruppo e a stringersi la mano.

 

Tra incomprensioni linguistiche, di due popoli diversi, rotola però un pallone che unisce divise diverse, cucite dalla semplicità di questo sport. Si racconta infatti, di un match calcistico, in quella che era definita “terra di nessuno”, tra britannici e tedeschi che avrebbe visto quest’ultimi vincere col risultato di 3-2.

Come reporter di questa favola romantica calcistica, vi fu un medico inglese della Rifle Brigade, rimasto anonimo, le cui lettere vennero poi pubblicate dal New York Times.

 

Altre testimonianze parlano invece di una lattina di carne utilizzata come pallone, che dapprima servita per riempire gli stomaci, e dopo a saziare i cuori vuoti dei soldati, i quali trascinati dai ricordi d’infanzia, tornano bambini, correndo dietro a quella lattina che diventa in un attimo il più bello dei palloni, trasformando quel campo polveroso, nel manto smeraldo di Old Trafford. Probabilmente la verità assoluta resterà sepolta tra le macerie di Ypres, ma rimarrà immortale la memoria di quei ragazzi, che misero da parte i fucili per una semplice partita di calcio, dimenticandosi per novanta minuti degli orrori passati e futuri. 

 

L’illusione di “normalità” dura però un solo giorno, tramontando nel buio abissale e soffocante delle trincee. Le truppe tornano al massacro dopo i duri comunicati dei superiori: “Mai più tregue, partite di calcio incluse. In guerra non bisogna mai interrompere l’uccisione del nemico”.

Ripresa dunque la guerra, i soldati si trovarono a combattere di nuovo col nemico fino a ieri amico, con la nostalgia di quella che fu la prima ed ultima tregua nella triste storia della Grande Guerra.

 

Il ricordo di quella che viene chiamata “Tregua di Natale” è rimasto intatto fino ad oggi tra teatro, cinema, musica e letteratura, commemorato anche da un monumento realizzato dallo scultore inglese Andy Edwards, dal titolo “All Together Now”.

 

Il 25 dicembre 1914, Ypres, è stata teatro della partita più bella mai giocata, quando il calcio diventò linguaggio comune per i soldati divisi dalle armi. L’umanità riemerge dalle profondità della guerra, rivedendo la speranza, alimentata dal solo coraggio di essere Umani, per poi risprofondare negli Inferi, conservando nel cuore i ricordi sbiaditi di quegli attimi di Pace e Fratellanza.

 

A cura di Santo Romeo dell’ I.I.S. “Concetto Marchesi” 4Bc