QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.
E se il futuro del mondo dipendesse anche da noi studenti?
È una domanda che può sembrare esagerata, ma dopo aver partecipato al Change the World Model United Nations non ne sono più così sicura. Ho vissuto un’esperienza intensa e fuori dalla mia comfort zone, che mi ha fatto capire quanto i giovani, se messi nella condizione di esprimersi, confrontarsi e collaborare, possano davvero contribuire al cambiamento.
Il Change the World Model United Nations (CWMUN) è uno dei più prestigiosi eventi internazionali dedicati alla simulazione delle Nazioni Unite, coinvolgendo migliaia di studenti da tutto il mondo. Durante la conferenza, i partecipanti assumono il ruolo di delegati di diversi paesi e dibattono su temi globali di grande attualità, come diritti umani, crisi climatiche e sicurezza internazionale.
Grazie a questa opportunità proposta dalla scuola, ho avuto l’occasione di partecipare all’evento. All’inizio ero indecisa, ma dopo averci riflettuto a lungo ho deciso di mettermi in gioco: volevo superare la mia ansia di parlare in pubblico e migliorare il mio inglese. Per entrare nel programma ho sostenuto un colloquio online, durante il quale mi sono state poste domande personali alle quali dovevo rispondere in inglese. Dopo qualche giorno, ho ricevuto una mail con l’esito positivo della selezione e con una notizia ancora più bella: avevo ottenuto una borsa di studio per partecipare al progetto, che si sarebbe svolto a New York. Non avevo mai immaginato che un’esperienza del genere potesse portarmi fino all’altra parte del mondo!
Il CWMUN è stata un’esperienza super formativa, non solo perché mi ha fatto conoscere da vicino il mondo della diplomazia, ma anche perché mi ha messa alla prova su cose che davvero contano: saper parlare in pubblico, lavorare in team, negoziare, trovare soluzioni comuni.
È proprio questo il bello della diplomazia fatta dai giovani: ci permette di confrontarci su temi globali con persone della nostra età, provenienti da tutto il mondo. E ci fa capire quanto sia importante ascoltare, trattare e comunicare nel modo giusto.
A ognuno di noi è stato assegnato un co-delegato, con il quale rappresentare un Paese durante i lavori delle commissioni. Io ho rappresentato la Corea del Sud all’interno della commissione GA DISEC (Disarmament and International Security Committee), che si occupa di tematiche legate alla pace e alla sicurezza internazionale, come il controllo degli armamenti, la prevenzione dei conflitti e la promozione della cooperazione tra gli Stati. Il tema che ci è stato affidato era: lo sviluppo di un quadro per l’uso pacifico e sostenibile delle risorse dello spazio extra-atmosferico. In particolare, l’obiettivo era quello di prevenire la militarizzazione dello spazio e promuovere una cooperazione internazionale nell’esplorazione spaziale.
Le sfide che ho affrontato durante questa esperienza sono state tante, e tutte mi hanno aiutato a crescere. La prima è stata collaborare e comunicare con studenti provenienti da
tutto il mondo, ognuno con la propria cultura, il proprio punto di vista e il proprio modo di affrontare il dibattito. Non è stato sempre facile, ma proprio questo confronto mi ha arricchita moltissimo. Un altro ostacolo importante è stato parlare in pubblico, in inglese, davanti a decine di persone. Proprio in quel momento ho capito quanto le parole contino: se vuoi che quello che dici abbia un impatto e convinca gli altri, devi essere preciso, chiaro e rispettoso. Era una cosa che mi metteva molta ansia, ma ho imparato a gestirla, preparandomi bene e
fidandomi delle mie capacità. Infine, mi sono trovata ad affrontare temi complessi e mai esplorati prima, come la gestione pacifica dello spazio extra-atmosferico. Inizialmente mi sembrava qualcosa di troppo lontano da me, ma approfondendo l’argomento ho capito quanto sia attuale e importante, e quanto anche noi giovani possiamo contribuire con idee nuove.
Partecipare al CWMUN mi ha fatto riflettere su una frase che sentiamo spesso: “voi giovani siete il futuro”. Ma il punto è che non possiamo aspettare che il futuro arrivi da solo: dobbiamo costruirlo, a partire da adesso. Come? Informandoci, facendo domande, confrontandoci con chi è diverso da noi e soprattutto scommettendo su noi stessi, anche quando, l’ignoto che stiamo per affrontare, ci incute timore.
Esperienze come questa mi hanno fatto capire che il cambiamento non parte solo dalle grandi istituzioni, ma anche da noi: nelle aule, nei dibattiti, nei piccoli gesti quotidiani. E che, se saremo curiosi, aperti e consapevoli, allora sì, potremo davvero cambiare il mondo.
VALASTRO LUDOVICA MARIA IV^BL – ISTTUTO REGINA ELENA – ACIREALE (CT)