Vescica iperattiva: sintomi che diventano “abitudini”

Vescica iperattiva: sintomi che diventano “abitudini”

Giuseppe_Ettore

In Europa, il 16,6% della popolazione di età superiore ai 40 anni soffre di Vescica Iperattiva (VI) o Over Active Bladder (OAB), sindrome caratterizzata dai sintomi di urgenza, con incontinenza (VI bagnata) o senza incontinenza (VI asciutta), di solito accompagnata da frequenza e nicturia; l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età, il 60% di questi pazienti consulta il proprio medico, tra questi, il 27% si vede prescrivere un farmaco.

La sintomatologia che accompagna la vescica iperattiva è dovuta ad iperattività detrusoriale (dimostrabile urodinamicamente da contrazioni involontarie del detrusore), ma può anche essere associata ad altre condizioni, quali alterazioni della statica pelvica o altri disturbi genitourinari.

La “vescica iperattiva”, che può essere isolata oppure associata all’incontinenza urinaria da sforzo (incontinenza mista), è una diagnosi clinica e si definisce il desiderio improvviso ed impellente di urinare che risulta difficile da differire. Tale definizione è valida se non ci sono infezioni comprovate o altre patologie, mentre “l’iperattività del detrusore” è una diagnosi strumentale urodinamica.

Seppure la prevalenza complessiva della sindrome della vescica iperattiva è simile nei due sessi (16% nell’uomo e 16,9% nella donna in uno studio americano, 15,6% nell’uomo e 17,4% nella donna in uno studio europeo), la severità del sintomo è significativamente prevalente nella popolazione femminile. È stato stimato che più di 50 milioni di persone che vivono nei paesi maggiormente sviluppati soffrono di incontinenza urinaria per la cui cura viene impiegata una grande varietà di farmaci, che pur essendo efficaci in un certo numero di pazienti, possono presentare effetti collaterali e spesso non possono essere assunti in maniera continuativa.

La vescica iperattiva riguarda oltre 66 milioni di persone in Europa, rendendola più diffusa rispetto a molte malattie ben conosciute, come l’osteoporosi, il diabete mellito, l’asma e l’Alzheimer. In Italia 5 milioni di persone soffrono di incontinenza urinaria, il 60% è composto da donne.

La vescica iperattiva determina ripercussioni sulla qualità di vita, limitando significativamente le abitudini di vita, l’attività sociale, obbligando molto spesso le pazienti a trascorrere la maggior parte della propria giornata in casa, o qualora escano al fenomeno della “mappatura delle toilette”, che le costringe a pianificare con largo anticipo gli spostamenti e le loro attività quotidiane, in modo da trovarsi nell’immediata prossimità di una toilette igienicamente valida e soprattutto confortevole. Inoltre, tali disturbi urinari si ripercuotono qualitativamente e quantitativamente sull’attività lavorativa, con conseguenze sul rendimento lavorativo e sulla difficoltà a trovare lavoro, al cambio di mansioni fino al licenziamento. Molte pazienti sono costrette ad utilizzare pannolini con ripercussioni anche sulla vita di coppia e sulla vita sessuale perché spaventate dall’idea di perdere il controllo della vescica e trovarsi quindi in una situazione di grave imbarazzo nell’atto sessuale, tabù che mette a repentaglio qualsiasi relazione interpersonale e che si ripercuote sull’equilibrio psicofisico di chi ne è colpito.

Purtroppo non sono disponibili studi qualificati di settore dai quali trarre dati utili per riflessioni approfondite in Italia, ma è sufficiente ricordare che il Sistema Sanitario Nazionale nel 2000 ha speso 243 milioni di euro in ausili per incontinenti, di cui 166 milioni per pannoloni e che ciò rappresenta il 64% dell’importo totale annuo speso per l’assistenza protesica in generale.

Le norme comportamentali da adottare preventivamente sono: perdita di peso, cessazione fumo, dieta, regolarizzazione dell’assunzione di acqua, riduzione di irritanti dell’urotelio quali caffeina e teina. È opportuno un percorso di riabilitazione mediante esercizi per sviluppare la muscolatura del pavimento pelvico, nel tentativo di istruire la paziente a sopprimere o ignorare il desiderio di urinare aumentando gradualmente il tempo tra una minzione e l’altra. La terapia farmacologica, atta ad inibire le contrazioni involontarie della vescica attraverso una azione agonista vs il segnale mediato dall’acetilcolina; in seconda battuta si può predisporre una terapia mediante tecniche invasive quali la neuromodulazione sacrale o iniezioni di Botox direttamente in vescica.