Terapia ormonale sostitutiva in menopausa

Terapia ormonale sostitutiva in menopausa

Il trattamento dei disturbi della menopausa con terapia ormonale sostitutiva è tuttora argomento di discussione sia a livello scientifico che da parte delle donne. Negli anni passati si è assistito dapprima ad una enfatizzazione della terapia ormonale sostitutiva per arrivare poi ad una “demonizzazione” della stessa, creando allarmismi nelle donne che ne facevano uso o che desideravano iniziarla. Ecco alcuni “punti fermi” che sono emersi da una recente pubblicazione della North American Menopause Society (NAMS).

Il trattamento più efficace per i sintomi vasomotori della menopausa (vampate) è rappresentato dalla terapia con estrogeni o con estro-progestinici e ciò determina una migliore qualità di vita. La durata della terapia è differente per le donne che hanno ancora l’utero e che devono essere trattate con estro-progestinici, rispetto a quelle che hanno subìto un’isterectomia (asportazione dell’utero) e che possono essere trattate solo con estrogeni. Il rischio di cancro al seno limita la terapia estro-progestinica a 3-5 anni. Per la terapia con soli estrogeni, il rapporto rischio-beneficio per il cancro al seno è più favorevole, in quanto non aumenta dopo 7 anni di terapia con estrogeni. La terapia ormonale sostitutiva è associata con una riduzione del rischio di frattura, ma con un più alto rischio di ictus ischemico, tromboembolismo venoso e cancro ovarico. La terapia combinata estro-progestinica, comparata con quella solamente estrogenica, è associata ad un maggior rischio di malattia coronarica. La terapia combinata estro-progestinica può essere raccomandata nelle donne che hanno l’utero, in quanto il progestinico ha un effetto protettivo sull’endometrio, rispetto all’utilizzo di solo estrogeno.

Per le donne che lamentano solo disturbi vaginali (secchezza, dispareunia) è consigliato l’utilizzo di estrogeni ad uso locale vaginale. Nelle donne sane con un’età inferiore ai 60 anni o con meno di 10 anni di menopausa, l’uso della terapia ormonale non determina un aumento di rischio di malattia cardiovascolare. Le donne che vanno in menopausa in età precoce e non hanno controindicazioni all’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva, possono seguirla fino ai 51 anni (età media di menopausa fisiologica) o oltre, per controllare i sintomi menopausali. Non vi sono dati sufficienti per sostenere l’utilizzo di terapia ormonale sostitutiva nelle donne sopravvissute al cancro al seno.

Rispetto all’utilizzo di estrogeni orali con dosi standard, l’impiego di estrogeni transdermici (cerotto) o estrogeni orali a basso dosaggio, ha un minor rischio di trombosi e ictus.

In conclusione, i recenti studi supportano l’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva nelle donne in menopausa quando il rapporto rischio-beneficio è favorevole e deve essere valutato singolarmente. Gli studi consigliano l’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva per trattare i sintomi correlati alla menopausa e per prevenire l’osteoporosi nelle donne ad alto rischio di frattura.

Giuseppe_Ettore