La terapia medica per la prevenzione dell’ictus cerebrale

L’ictus cerebrale consiste nella morte delle cellule cerebrali conseguente all’ interruzione o severa riduzione dell’afflusso di sangue a una parte del cervello. Questo evento può decorrere asintomatico o accompagnarsi a deficit neurologici da lievi a severi, con rilevanti limitazioni fisiche e/o funzionali, che possono essere reversibili o, al peggio irreversibili. Pertanto l’ictus cerebrale rappresenta un’urgenza medica in cui un adeguato e tempestivo intervento è fondamentale per minimizzare il danno del tessuto cerebrale e la conseguente disabilità.

Purtroppo in una considerevole proporzione di casi il danno cerebrale non si riesce ad evitare. Questo dato scoraggiante suggerisce fortemente la necessità della prevenzione dell’ictus, e la notizia promettente è che oggi sono state sviluppate e implementate misure preventive che hanno permesso di ridurre drasticamente l’incidenza dell’ictus cerebrale. La prima azione consiste nella prevenzione e controllo dei fattori di rischio cardiovascolari modificabili che causano l’aterosclerosi delle arterie del cuore e sistemiche, e che includono: ipertensione arteriosa, colesterolo e trigliceridi alti, diabete, fumo, sovrappeso, abuso di alcool e droghe.

Questi fattori, che sono gli stessi che causano l’infarto miocardico, inducono la formazione di placche all’interno delle arterie, ostruendone il lume del vaso con riduzione del flusso sanguigno agli organi. Dalle placche delle arterie che forniscono il sangue al cervello, può staccarsi un frammento, che seguendo il flusso può migrare all’interno delle arterie cerebrali occludendole e quindi causando l’infarto cerebrale. La correzione dei fattori di rischio cardiovascolare è possibile in primis per mezzo di un sano stile di vita (dieta, astensione dal fumo ed esercizio fisico), o se questo non fosse sufficiente, con l’aiuto di farmaci antiipertensivi, ipolipemizzanti e ipoglicemizzanti.

Inoltre la prevenzione cardiovascolare farmacologica include una classe di farmaci definiti “antiaggreganti”, cioè farmaci come l’aspirina, che rendono il sangue più fluido, evitando che le cellule del sangue (le piastrine) si aggreghino tra di loro per formare il trombo che forma e accresce la placca arteriosa e può occlude il vaso improvvisamente. Un’altra frequente causa di ictus cerebrale è l’occlusione delle arterie cerebrali da parte di un coagulo di sangue (embolo) che proviene dalle camere cardiache dove si può formare a causa di una frequente alterazione del ritmo cardiaco, definita come fibrillazione atriale. Quest’ultima è un’aritmia cardiaca, la cui complicanza più temibile è appunto l’embolia cerebrale che causa l’ictus.

Per la prevenzione dell’embolia cerebrale nei pazienti che soffrono di fibrillazione atriale è necessaria l’assunzione orale in cronico di farmaci anticoagulanti, cioè che evitano la formazione del coagulo. I farmaci anticoagulanti disponibili da molti anni, nonostante siano altamente efficaci, sono delle molecole con importanti limitazioni farmacologiche. Infatti, tali farmaci non possono essere assunti a dosi giornaliere fisse, ma il dosaggio, che è variabile, è determinato sulla base del frequente monitoraggio laboratoristico dei parametri della coagulazione del sangue, per cui il paziente deve sottoporsi a prelievi di sangue frequenti e ravvicinati.

Inoltre il range dei valori della coagulazione che è necessario mantenere con questi farmaci è molto stretto, con elevata possibilità di essere troppo bassi, non garantendo l’effetto protettivo, o di essere troppo alti, e quindi di avere il sangue troppo fluido con il rischio di causare un’emorragia. La buona notizia è che sono stati recentemente introdotti nuovi farmaci anticoagulanti che non hanno le limitazioni dei precedenti e che hanno simile o addirittura superiore efficacia con un miglior profilo di sicurezza. Queste nuove molecole costituiscono un importante avanzamento terapeutico nell’arduo percorso verso una migliore prevenzione cardio-cerebrovascolare.

Con la collaborazione della dottoressa Piera Capranzano
Dipartimento Cardiovascolare, Ospedale Ferrarotto-Policlinico, Università di Catania