La sincronia può rendere felici

La sincronia può rendere felici

La scienza ha dimostrato che il battito cardiaco di due amanti è sincronizzato; è ormai “mito” che il ciclo mestruale di donne che vivono insieme è sincronizzato; non è una novità per nessuno che gli applausi a teatro piano piano si sincronizzano assumendo lo stesso ritmo. Queste indubbie scoperte sulla sincronia confermano la tendenza dell’essere umano a mettersi al passo con gli altri. 

Dal greco syn (insieme/con) e khron (tempo)  sincronia vuol dire nello stesso tempo, simultaneamente.

Anche i recenti studi sui neuroni a specchio (Empatia, quando i neuroni si specchiano…) dimostrano che è naturale entrare in sintonia con qualcuno che imita il linguaggio del nostro corpo.

Un altro dato incontestabile è che la sincronia fa bene, che ci fa sentire più felici. Il movimento sincronizzato agisce positivamente sull’umore: dalle danze tribali all’aerobica, dai balli di gruppo all’addestramento militare, dagli sport di squadra alle orchestre musicali, muoversi all’unisono ha contribuito a rendere più coesi i gruppi di esseri umani fin dalla preistoria.

Ma potrebbe quindi la sincronia essere il collante della società? Assolutamente sì!

David McNeil, psicologo americano e scrittore specializzato nella ricerca scientifica in psicolinguistica e in particolare nel rapporto tra lingua, pensiero e gesti che accompagnano il discorso, nel suo ultimo libro “Keeping together in time: dance and drill in human histoy”, afferma che ballare a lungo assieme è una delle attività più significative che avrebbe distinto i primi gruppi umani dagli altri primati. Il prolungato esercizio muscolare sincronico, al ritmo di strumenti a percussione, avrebbe sedimentato la percezione di un’appartenenza al gruppo e creato così intensi legami sociali sconosciuti ad altre specie, fornendo la base per una cooperazione fra individui che ha assicurato livelli di benessere altrimenti impensabili.

La sincronia è quindi un’azione intuitiva e se i gruppi riescono a sfruttarne la solidarietà i risultati sono davvero sorprendenti; si riesce a tirar fuori una dialettica di immagini da cui possono emergere nuove forme di cooperazione e comunicazione.

Essere in sincronia significa abbandonare la propria individualità per un po’, fondere modi opposti di pensare, passare dall’io al noi, eliminare i confini, sentirsi parte integrante e attiva del gruppo e, perché no, anche dell’universo.

 La sincronia diventa quindi un’attività spontanea, istintiva, quasi selvaggia… fonderci con l’altro può diventare meraviglioso.