Robot, computer, malati e medici

Frequentemente mi capita di assistere a convegni medici, in particolare di discipline chirurgiche, in cui i vari relatori adoperano termini quali “robot, intelligenza artificiale, domotica, telematica etcc”. Se per i medici presenti molte e quasi tutte le parole sono comprensibili, per molti, spesso giornalisti non del settore, questi termini vengono riportati sui media creando confusione a chi legge o ascolta perché non si capisce appieno il corretto significato. Infatti se si chiede ad una persona- paziente cosa pensa sia un robot, la prima risposta è quella di un oggetto, quasi umanoide, dotato di intelligenza spaziale che con le sue braccia e la sua mente non può sbagliare. Questa è la gravità di un messaggio non correttamente trasmesso, in quanto con il termine robot, si indicano delle braccia meccaniche che eseguono attività comandate da un pilota, che invece è un umano, e quindi può sbagliare.

Si può fare un raffronto con i piloti degli aerei, e che come afferma l’agenzia nazionale della sicurezza dei voli, negli incidenti aerei il 90% degli incidenti sono causati dall’uomo. A questo punto verrebbe la tentazione che se si riuscisse a fabbricare un robot chirurgico dotato di tutti gli attributi, compresa l’intelligenza sul modello di quelli che si vedono nei film di fantascienza, non ci sarebbero più errori nella sale chirurgiche. Quasi la stessa cosa sta avvenendo nel campo della medicina clinica e, prendendo ad esempio la notizia che ha dato recentemente la IBM, ed esattamente che sta mettendo a punto una macchina-computer che non sbaglia diagnosi, infatti sembra che su 10 domande 8 sono le risposte corrette, viene spontanea la domanda: a quando questo miracolo!!

Per tanti medici questo è un sogno come potrebbe esserlo pure per tanti pazienti, ma altrettanto come tutti i sogni ci potremmo svegliare con un incubo. Quale? Ebbene, pensiamo tutti che il dialogo con un medico uomo, avvenga invece con un medico robot, che può rispondere a tutte le domande come un computer. È questo che chiede oggi l’uomo-paziente?



In un momento in cui cresce sempre più il bisogno di sentirsi compresi, amati, toccati per cui si parla sempre più di medicina umanizzata, ecco compare la macchina perfetta o quasi, ingegneristicamente perfetta e meccanicamente infallibile. Beh!! Credo proprio che bisogna far capire che l’uomo, con tutti i suoi errori, è ancora insostituibile. Però questo non basta, perché il medico deve fare i conti con queste realtà e saperle dominare e governarle. I robot e i computer fanno parte importante del progresso e devono essere considerati mezzi utili, che possono semplificare la ricerca di dati anamnestici, di letteratura scientifica o ancora di più creando modelli anatomici che riproducono le fattezze dell’uomo, esercitare la mano e la mente ad usare il bisturi nel modo migliore.

Per concludere usare il buon senso e la giusta misura, perché in medicina non c’è l’assoluto ma esiste il relativo, come il sorriso, la buona parola, l’attento ascolto e la comprensione associata alla conoscenza della materia.