Il medico di medicina generale e la professione

Il medico di medicina generale e la professione

Il m.m.g. nella sua attività professionale non utilizza come tutti i medici solo competenze scientifiche, ma agisce anche sulla base di esperienze compiute, essendo condizionato nelle decisioni dal contesto in cui opera e da quello giuridico istituzionale. La integrazione di tutti gli elementi a disposizione in un sistema organico, ma flessibile, contribuisce a creare le migliori condizioni per manifestare la sua specifica professionalità.

Un cittadino diviene paziente solo quando entra nello studio del medico, tenendo comunque presente che appena uscito potrebbe non esserlo più tranne che il medico non ne abbia avuto il consenso specificamente. La persona che accede allo studio del suo medico deve ritenere di avere problemi sanitari tali da dover essere valutato sul piano clinico dal medico. In genere si tratta di persona già nota tanto che la sua storia riaffiora alla mente del curante, con aggiunta di un nuovo episodio che si dipana fra biologia e biografia.

L’incontro fra i due apre una relazione, una comunicazione che deve, di volta in volta, essere adattata al malato con una flessibilità mentale notevole attraverso una vera navigazione fra banalità e malattia grave, fra rischi ed incertezze. Mai si dovrà etichettare con superficialità un soggetto che si reca dal suo medico di famiglia perché le conseguenze potrebbero essere disastrose.

La presa in carico di una persona malata necessita di capire e di farsi capire attraverso una relazione che è fatta anche di negoziazione. La storia o anamnesi è fondamentale per la diagnosi, la narrazione della storia ci farà comprendere la relazione ed il rapporto fra malato e malattia. Riconoscere al malato la qualifica di esperto della sua condizione morbosa, della sua infermità, è fondamentale tanto che nonostante la e.b.m. non si deve perdere di vista la unicità del singolo malato.

MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE. Per comprendere il medico di m.g. deve allargare il suo campo di azione e di osservazione. Guarda alla persona malata che vive la sua vita, con sintomi e limitazioni, col bisogno di ripristinare le sue normali condizioni di funzionamento. Il malato percepisce la sua infermità e le alterazioni che ne derivano, avvertendo limitazioni ed il diminuito funzionamento sociale e personale. Si alterano le umane relazioni, il medico dovrà trovare non solo la cura per le alterazioni biologiche, ma anche curare il ripristino della adeguatezza sociale.

La medicina generale deve opporre al riduzionismo specialistico la sua tipica complessità, non trattandosi tuttavia di scienze diverse, ma solo di prospettive e punti di vista diversi. In medicina generale c’è meno tempo per l’accademia, il metro di giudizio non può essere avulso dal contesto in cui si opera. In sintesi non solo scienza, tecnica e biologia, ma anche rapporto col malato e capacità di esercitare l’arte medica con umanità ed empatia. Si agirà con flessibilità comprendendo la narrazione, operando una negoziazione senza rigidi schemi imposti dai rispettivi ruoli.

Il medico non considera la persona ammalata portatore indifferente di una malattia, avrà una visione olistica che non vuol dire ricerca della immediata soddisfazione personale del malato, in quanto dovranno essere adottate le migliori pratiche cliniche, non necessariamente le preferite. Si dovrà tuttavia mediare fra ciò che il malato preferisce e ciò che gli è veramente utile.

La partnership fra i due deve essere fondata sulla fiducia, che una volta acquisita, va monitorata e mantenuta nel tempo. Ogni m.m.g. ha una popolazione assistita variabile da 0 a 1.500 assistiti costituita da individui aggregati fra loro in gruppi familiari, fasce di età, classe sociale, soggetti a rischio, soggetti aggregati per malattie.

La fascia più giovane di età è quella adolescenziale, epoca in cui sono comuni i rischi di abusi comportamentali, come uso di droghe, alcool, fumo, alimentazione errata, promiscuità sessuale. Possono riscontrarsi anche obesità, asma ed altro.

Nell’età adulta si deve porre attenzione ai segni o sintomi di malattie cardiovascolari, neoplastiche, gravidanza, climaterio, menopausa, osteoporosi e d’altro. Con l’età incedono le malattie croniche e degenerative, Occorre usare sempre la migliore pratica clinica disponibile per prendersi cura dei malati, integrando scienza ed esperienza per avere in ogni singolo soggetto i migliori risultati possibili.

Domenico Grimaldi