Il medico condotto, progenitore del medico di famiglia

Il medico condotto, progenitore del medico di famiglia

Domenico Grimaldi

La rivoluzione industriale, l’innovazione tecnologica, le nuove scoperte scientifiche, hanno di sicuro mutato scenari e vita quotidiana della gente. Si sono trasformati i concetti di salute e malattia, si studia la interazione con l’ambiente, si aprono nuovi orizzonti. La medicina da disciplina umanistica diviene scientifica e tecnologica, si ricerca prevalentemente ciò che è oggettivo, dimostrabile e riproducibile. La salute è diritto tutelato, il medico cambia adattandosi al suo nuovo ruolo post ippocratico. Nasce il medico condotto, col suo ruolo romantico, punto di partenza e di riferimento del futuro medico di medicina generale.

Il medico condotto, oggi giuridicamente scomparso, è il medico dei poveri, con tradizioni molto antiche, vedi gli archiatri popolari, incaricati della cura dei poveri. A tale medicina popolare seguì la medicina dei monasteri o claustrale fino ad arrivare alle case di ospitalità o hospitales, luoghi di carità, poi divenuti luoghi di cura delle malattie. Il medico condotto, nato per la diagnosi e la cura gratuita dei poveri, stipendiato dal Comune, ha per lungo tempo lavorato duramente, in condizioni difficili, non ben retribuito ma amato e rispettato dai poveri che donavano i frutti della loro terra o del loro umile lavoro, come segno di riconoscenza e rispetto. La sua costante presenza in campagna e montagna fu, in realtà, mitica fino alla legge di riforma sanitaria del 1978, che ne sancisce la scomparsa.

Da questa figura nasce la medicina generale italiana. In città il medico era in qualche modo più fortunato perché poteva avere anche malati benestanti ed in questo caso il suo lavoro si espletava al domicilio degli stessi, mentre la visita nello studio medico o ambulatorio era riservata ai malati poveri. A causa della presenza al domicilio di benestanti e ricchi, nonché al capezzale dei malati, circondato dai familiari, nasceva la figura del medico di famiglia, amato da malati e familiari. Era figura di custode e guida spirituale delle famiglie, idealizzata. Tale prospettiva di professionista riguarda anche i medici di campagna o montagna che curavano gratuitamente le comunità povere.

In tal modo il medico definito di famiglia diviene, nel dire popolare, un medico umano, confidente, sempre in prima linea contro le sofferenze. Con l’esordio dei movimenti operai nasce il medico delle associazioni dei salariati ed operai che non essendo poveri non potevano avere il medico dei poveri, gratuitamente, per cui si riunivano in associazioni di mutuo soccorso che con i medici trattavano prestazioni sanitarie e corrispettivi. In tal modo nascono le associazioni mutualistiche con diritto a prestazioni sanitarie regolamentate fino a prevedere anche prestazioni per i familiari dei lavoratori. Nasce così il medico della mutua, che si accompagna al medico di famiglia ed al medico ospedaliero, quello ritenuto più colto e vicino al progresso scientifico. Il medico condotto, progenitore del medico di medicina generale, resta una figura saldamente radicata nel territorio, senza considerare che spesso i medici del territorio erano anche medici ospedalieri, perché la norma consentiva la doppia veste o attività, contribuendo naturalmente alla crescita di esperienze professionali, da parte dei medici in doppia funzione.

La figura del medico specialista nasce solo successivamente, sempre ad origine generalista, tuttavia versato in specifici campi, esempio primordiale di un medico generalista con particolari interessi per un organo o apparato, in particolare in ambito ospedaliero o universitario. Gli ospedali col tempo divengono da luogo di ospitalità, spesso luogo per morire, luogo di cure della condizione di malato. Per la medicina generale, in ritardo nella nostra terra, nascono i collegi di medici generalisti, viene teorizzata la specificità della medicina generale, si gettano le basi per i dipartimenti di medicina generale nelle Università. In Italia tutto procede molto più lentamente, nasce la formazione specifica in medicina generale. Con la riforma del 78 del servizio sanitario viene ridefinito il contesto di lavoro del medico nel territorio, l’assistenza sanitaria diviene universalistica, si attua la prima convenzione per la medicina generale. Si recepisce la dichiarazione di Alma Ata che identifica nell’assistenza sanitaria e nel medico di base il vero fulcro della assistenza ai cittadini.

Prosegue,intanto la crescita culturale del medico di medicina generale, che sviluppa sempre più la sua professionalità specifica, con la nascita delle società scientifiche ed il collegamento con le Università. Nasce,in pratica, una figura di medico, con forte tradizione di radicamento nel territorio, sensibilità ed approccio bio psicosociale.