L’adesione alla terapia: problema di sanità mondiale

L’adesione alla terapia: problema di sanità mondiale

Domenico Grimaldi

La mancata adesione alla prescrizione farmacologica, così come la non aderenza alla dieta ed agli stili salutari di vita, specie nelle malattie croniche, rappresenta un problema di salute mondiale. La indicazione all’assunzione di un farmaco coinvolge la relazione fra persona ammalata e medico curante, l’aderire alla indicazione riguarda il comportamento di un uomo che deve essere messo nelle migliori condizioni di comprendere la necessità di prendere il farmaco, di rispettare le dosi ed i tempi di somministrazione indicati dal suo medico. Non è superfluo dire che la persistenza in cura è fondamentale per il buon successo e per la prevenzione delle complicanze della malattia specie se cronica.

Il medico deve sempre personalizzare le cure, dedicando il tempo necessario a spiegare al suo paziente la motivazione per cui è necessario assumere il farmaco nella giusta dose, per il tempo necessario a seconda della condizione di ogni singola persona, specie se in cronico. Necessario, assolutamente, il supporto all’adesione rappresentato dalla convinzione del malato a seguire le cure, con buona relazione fra curante e paziente, fondamentale sempre, caratteristico della medicina di famiglia.

Il medico di famiglia può influire sulla persona in sua cura per migliorare l’aderenza terapeutica, deve ridurre il piu’ possibile l’inerzia terapeutica.

Molte sono le cose che possono essere fatte in tal senso, ma occorre essere messi nelle migliori condizioni organizzative per potere essere efficaci. C’è sempre del soggettivo nel vissuto del medico e del suo paziente per cui vi è sempre una inevitabile influenza sia sulla prescrizione medica che sulla adesione alla terapia. La pur minima mancanza di rapporti e di fiducia comporta il noto fenomeno del “nomadismo” medico.

Molti fattori dipendono dal malato il quale deve prima accettare la sua condizione, comprenderla, condividere la proposta di cure in seguito ad una negoziazione col proprio curante. Non è pensabile oggi ritenere ancora che prescrivere un farmaco o dispensare consigli sia seguito da obbedienza da parte delle persone se non attraverso un lungo complesso processo di condivisione, specie se la condizione morbosa è scarsamente sintomatica o asintomatica e cronica.

Il complicato fenomeno dell’adesione alla cura dipende da molteplici fattori come la mancanza di informazioni al paziente, la sua paura degli effetti avversi, la complessità del regime terapeutico, la possibilità di interazioni fra farmaci. Se ne deduce che il curante dovrà essere empatico, dovrà dedicare tempo ad informare, dovrà usare sempre una buona comunicazione. Il malato è un uomo in condizioni di debolezza, bisognerà fargli accettare la malattia perchè quest’ultimo possa convintamente aderire al progetto terapeutico.

I tempi sono cambiati, lo dicono i dati a livello mondiale di scarsa adesione alle cure, vero notevolissimo spreco di risorse, senza considerare i devastanti effetti sulla qualità di vita dell’uomo, in gran parte evitabili. Verificare che la persona abbia compreso la sua condizione è fondamentale, non dobbiamo lasciare dubbi ed incertezze.

Un dato certo proveniente da moltissimi studi dimostra inequivocabilmente che i pazienti non assumono correttamente le medicine loro indicate, interrompendo le cure più o meno prolungatamente. Il fenomeno purtroppo è diffuso, ma ad oggi ha ricevuto dai decisori politici scarsa attenzione. Aderire alle cure significa impiegare in modo ottimale le risorse in quanto abbiamo eccellenti cure per le più importanti e comuni malattie, tuttavia dobbiamo dire forte che sprecare non è usare i farmaci più costosi e moderni, che hanno dimostrato la loro grande efficacia sulle malattie, ma consentire, senza mobilitarsi, che vi sia una mancata aderenza terapeutica, vero problema mondiale. La mancata adesione terapeutica non consente di prevenire le gravi complicanze sanitarie e sociali delle più comuni malattie croniche, diffusissime, ormai “epidemiche”, senza la necessità di sottolineare il gravissimo danno sulla qualità di vita della gente.

L’esperienza comune dice che questo fenomeno complesso di natura comportamentale deve, immediatamente, essere affrontato in modo multi disciplinare, con dovute risorse umane ed organizzative per l’immane danno già causato ed in piena espansione. Non può più ritenersi esclusiva responsabilità del malato, non si deve dedicare così scarsa attenzione ad un fenomeno di gigantesca inefficienza del sistema, inseguendo magari falsi problemi e chimere sul risparmio farmaceutico o quant’altro, non si tratta di priorità e non è il vero interesse della persona ammalata e della società,forse lo è del potere economico, ma non saprei dire di meglio.

Anche il cittadino sofferente deve avere un ruolo attivo, che si deve basare su una alleanza terapeutica, in quanto assumere le cure nel modo e nei tempi giusti significa avere l’elemento chiave, vincente dell’atto terapeutico. I costi economici, sociali ed etici di mancata adesione del malato sono straordinariamente superiori alla spesa farmaceutica con utilizzo dei più costosi farmaci in commercio.