Infertilità, procreazione assistita ed emergenza sanitaria: un percorso tra ansie e speranze

Infertilità, procreazione assistita ed emergenza sanitaria: un percorso tra ansie e speranze

I duri mesi del lockdown che abbiamo vissuto in primavera hanno avuto un impatto significativo su diverse realtà e situazioni di vita, tra cui i percorsi di riproduzione assistita seguiti dalle coppie infertili. Infatti, le misure di contenimento della diffusione del virus hanno reso necessario la sospensione dei percorsi di fecondazione assistita che sono stati poi gradualmente ripresi dopo il lockdown.

A tale proposito, secondo i dati riportati dalla Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), tra i mesi di marzo e maggio, circa 30.000-35.000 trattamenti sono saltati e si sono registrate 4.500 nascite in meno. Tra metà giugno e metà luglio, in seguito alle progressive riaperture dopo il lockdown, si è registrato un boom del numero di coppie che si sono rivolte ai centri per la Procreazione Medicalmente Assistita rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+20-30%).

Il lockdown sembra dunque aver aumentato il desiderio di genitorialità in quelle coppie che, per svariati motivi, non possono concepire un figlio.

In Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, circa il 30% delle coppie ha problemi di infertilità; se rapportiamo tale dato al numero di nuovi matrimoni ogni anno, ne ricaviamo che circa 100.000 coppie all’anno nel nostro Paese presenta problemi di fertilità (naturalmente, questa cifra è sicuramente più alta visto che non sono comprese le coppie non sposate). Mentre gli studi riguardanti il ruolo dei fattori psicologici nell’eziologia dell’infertilità non hanno ancora fornito dati univoci e richiedono pertanto ulteriori approfondimenti, sono invece evidenti gli effetti e le conseguenze psicologiche dell’infertilità.

L’incapacità di concepire un figlio è infatti considerata una “crisi di vita” e viene descritta come un’esperienza di forte stress psicofisico sia per il singolo individuo che per la coppia. Nelle coppie con problemi di infertilità, si riscontrano significativi livelli di disagio psichico che può manifestarsi in diversi modi: bassa autostima, problemi nella sfera sessuale, depressione, senso di colpa, ansia, rabbia, frustrazione, stress emotivo e problemi di coppia (1-3). Negli ultimi vent’anni, le tecniche di procreazione medicalmente assistita si sono sempre più sviluppate e perfezionate, aprendo nuovi scenari per l’intervento dello psicologo a sostegno delle coppie con problemi di infertilità.

Numerose ricerche evidenziano come la presenza di problemi psicologici influisca sul successo terapeutico di queste tecniche. I trattamenti per l’infertilità sono complessi e particolarmente stressanti e possono contribuire ad aumentare l’ansia dei singoli e della coppia. Anche la decisione di intraprendere o meno un percorso di procreazione assistita può essere fonte di stress e angoscia per la coppia poiché si tratta di iniziare un cammino spesso lungo e doloroso senza avere la garanzia di una conclusione positiva. Il fallimento del trattamento è infatti un altro fattore importante che può aggravare il disagio psicologico dei singoli e della coppia.

L’evento inatteso della pandemia, con tutto il carico di incertezza e stress che esso comporta, ha sicuramente contribuito ad accentuare le ansie e i timori delle coppie che hanno scelto di intraprendere un percorso di procreazione assistita per realizzare il loro desiderio di avere un figlio.

Alla luce di queste considerazioni, è fondamentale garantire alle coppie, a maggior ragione in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, un adeguato accompagnamento psicologico in quanto il mancato concepimento di un figlio costituisce un vero e proprio evento traumatico che può minare la salute psicofisica degli individui nonché gli equilibri della coppia e la qualità della relazione tra i partner.

È importante avere la possibilità di parlare di questi vissuti con un professionista al fine di ridurre al minimo il carico emotivo della condizione di infertilità e dei percorsi di riproduzione assistita e di gestire in maniera adeguata i vissuti di ansia e stress legati a questo specifico periodo di emergenza sanitaria.