La fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale è un’aritmia caratterizzata dall’irregolarità del ritmo e da una frequenza cardiaca che può variare dalla brachicardia (inferiore a 60 battiti/min) alla tachicardia (superiore a 100 battiti/min).

È un’aritmia non pericolosa per la vita, che può persistere cronicamente per anni senza causare disturbi. Nella maggior parte dei casi decorre asintomatica, gli eventuali sintomi possono comparire quando la frequenza cardiaca è troppo bassa (astenia, capogiri, senso di svenimento) o troppo alta (senso di affaticamento e cardiopalmo).

Non sempre è indicata la cardioversione, e quindi il ripristino del ritmo normale sinusale, che spesso non è efficace, e nella maggior parte dei casi si preferisce mantenere la fibrillazione atriale controllando solo la frequenza cardiaca. La complicanza più temibile della fibrillazione atriale è la tromboembolia sistemica, più frequentemente l’ictus cerebrale, dovuta alla presenza in circolo di emboli occludenti le arterie, che si distaccano dai coaguli formati nell’atrio sinistro, camera da cui ha origine la fibrillazione atriale, come conseguenza del rallentato flusso ematico causato dall’aritmia.

Per tale motivo, nei pazienti con fibrillazione atriale è obbligatorio eseguire terapia con farmaci anticoagulanti, per evitare la formazione di coaguli all’interno delle camere, e quindi per evitare le embolie sistemiche. Recentemente sono stati introdotti nella pratica clinica dei farmaci anticoagulanti orali con numerosi vantaggi, poiché rispetto ai precedenti (i dicumarolici) non hanno bisogno di monitoraggio dell’effetto, possono essere somministrati in dosi giornaliere fisse e non hanno interazione con il cibo.

Tali farmaci hanno dimostrato un miglior profilo di sicurezza, anche se ovviamente non hanno eliminato completamente il rischio di emorragie soprattutto nei pazienti ad alto rischio più suscettibili alle emorragie. In pazienti selezionati, come quelli che non possono assumere gli anticoagulanti orali, o che hanno un rischio elevato di effetti collaterali con tali farmaci, sulla base delle loro caratteristiche clinico-demografiche o dello stile di vita, è possibile chiudere l’appendice dell’atrio sinistro, cosiddetta auricola sinistra, in cui si formano i coaguli.

La chiusura dell’auricola sinistra è un intervento percutaneo mini-invasivo di cateterismo cardiaco che consiste nel posizionamento di un dispositivo all’imbocco dell’auricola di sinistra, che viene raggiunta attraverso un catetere posizionato nella vena femorale, all’altezza dell’inguine, da cui per via endoscopica, si raggiunge l’atrio. Tale dispositivo permette di svincolarsi dalla terapia anticoagulante in cronico. I nuovi anticoagulanti orali e la chiusura dell’auricola come alternativa ai farmaci, costituiscono importanti innovazioni terapeutiche con notevole impatto favorevole sulla prognosi e la qualità di vita dei pazienti con fibrillazione atriale.

Con la collaborazione della Dr.ssa Piera Capranzano