Domenica 15 dicembre si è conclusa la Cop 25, ovvero la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici, che quest’anno si è tenuta a Madrid. L’esito, però, non è stato quello sperato, perdendo così un’occasione per combattere la crisi climatica.
Greenpeace ha subito espresso la sua opinione, mettendo in luce il fatto che gli interessi delle compagnie dei combustibili fossili e di quelle imprese che vedrebbero minacciati i loro margini di profitto sono prevalsi rispetto al bene per l’ambiente.
Il nodo più difficile da sciogliere, ovvero l’articolo 6 dell’Accordo di Parigi sulla regolazione globale del mercato del carbonio, non ha trovato soluzione. L’associazione ambientalista l’ha visto come una vittima di una manciata di potenti economie del carbonio.
Una piccola vittoria è stata raggiunta dai Paesi più vulnerabili, quelli che rischiano di scomparire a causa delle calamità naturali a cui sono sottoposti, come le isole del Pacifico. Hanno obbligato i Paesi ricchi di indicare entro l’anno prossimo di quanto aumenteranno gli impegni per tagliare i gas serra, causa del riscaldamento globale e dei disastri ambientali.
Non poteva mancare la risposta dell’attivista Greta Thunberg che in suo tweet ha scritto: “Sembra che la Cop25 di Madrid stia fallendo. La scienza è chiara, ma la si sta ignorando. Qualunque cosa accada non ci arrenderemo mai. Abbiamo solo appena iniziato”.
Dopo giorni e giorni di negoziati non resta che poco di concreto. Dunque, tutto è rinviato al prossimo novembre alla Cop 26 di Glasgow.
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