La placenta umana è l’organo deputato agli scambi metabolici tra la madre e il feto, ed è costituita da una parte materna, o decidua, e da una fetale, ossia il corion. La placenta subisce modificazioni nello sviluppo del feto. Uno dei compiti è quello di ridurre al minimo la distanza tra sangue materno e fetale; questo compito è svolto dai villi coriali, che compaiono a partire dal 13º giorno come citotrofoblasto. Successivamente viene interposto uno stroma connettivale di derivazione mesodermica in cui verranno inseriti capillari arteriosi e venosi. Le cellule del citotrofoblasto continuano a proliferare, e tendono alla decidua basale dove sono i vasi materni, formando uno strato parallelo ad essa, il disco trofoblastico, attorno a cui il sinciziotrofoblasto si contrae. In tal modo la distanza è minima e il contatto massimo.
La placenta previa è considerata una delle emergenze ostetriche del terzo trimestre di gravidanza, soprattutto durante il parto. Anatomicamente la placenta si viene a trovare davanti (previa vuol dire davanti) alla parte di presentazione fetale (testa, spalle, podice). Può essere causa di emorragie gravi. Classificazione • laterale • marginale • centrale o completa o parziale.
La placenta può ricoprire l’orifizio uterino interno completamente (placenta previa totale) o parzialmente (placenta previa parziale) o lo può invadere (impianto basso o placenta previa marginale). La placenta previa si verifica in un parto ogni 200, in genere nelle pluripare, nelle pazienti che hanno avuto un parto cesareo o nelle pazienti con anomalie dell’utero (p. es., i fibromi) che ostacolano il normale impianto. L’ecografia iniziale durante la gravidanza può evidenziare un impianto basso della placenta o una placenta previa, ma nella maggior parte dei casi, la condizione si risolve appena l’utero aumenta di dimensioni.
Il sanguinamento vaginale, improvviso e indolore, inizia tardivamente nel corso della gravidanza, allorché il segmento inferiore dell’utero comincia ad allungarsi e ad assottigliarsi; può essere seguito da un sanguinamento massivo, indolore e rosso vivo. Spesso la placenta previa non può essere distinta dall’abruptio placentae sulla base dei rilievi clinici. La distinzione è però necessaria perché la visita vaginale, indicata nell’abruptio placentae, è controindicata nella placenta previa totale o parziale, in cui causa un peggioramento dell’emorragia. L’ecografia rappresenta il modo migliore per distinguere le due patologie. Se il sanguinamento è modesto e la gravidanza non è vicina al termine, è raccomandato il riposo a letto. L’eccitazione sessuale, i rapporti sessuali o l’orgasmo possono scatenare le contrazioni, così come il trauma della cervice, e devono quindi essere evitati. Se il sanguinamento cessa si può permettere alla paziente di camminare. La paziente può essere dimessa dall’ospedale se il sanguinamento non ricomincia e se può tornare rapidamente in ospedale. Il parto è indicato quando il sanguinamento è importante e incontrollato o quando è raggiunta la maturità fetale, di solito alla 34a sett. Una volta che si è deciso di espletare il parto, è quasi sempre indicato un parto cesareo. Se la paziente ha una placenta previa marginale o un impianto basso della placenta e se la testa del feto comprime effettivamente la placenta, viene preferito il parto vaginale. Si deve, comunque, avere a disposizione sangue da trasfondere, qualora ve ne sia la necessità.