Usiamo i social con intelligenza

Facebook, Whatsapp, Twitter, Intagram e chi più ne ha più ne metta. Inutile perdere tempo a spiegare cosa siano e come funzionino; questi social network ormai, giorno dopo giorno, si stanno sempre più intrecciando con le nostre sinapsi, legandoci indissolubilmente ai nostri telefoni e ai nostri pc.

I social, come più o meno qualsiasi aspetto della nostra realtà, hanno sia aspetti positivi che negativi. Anche qui tutti sappiamo di cosa sto parlando: da un lato la possibilità di tenerci in contatto con tutti, amici e nemici, vicini e lontani, dall’altro una dipendenza (che alcuni, neanche tanto erroneamente, definiscono schiavitù) da telefonino, che disintegra i rapporti sociali quando si sta in compagnia.

Se ho fatto questa breve introduzione però un motivo c’è: l’altro giorno, mentre ero intento a perdere peso e tonificare il mio corpo, inerme sul divano del salotto, mi è arrivato un inaspettato messaggio broadcast. Nel testo del messaggio si parlava della “Buona Scuola” di Renzi, invitando docenti e non a scendere in piazza per protestare contro i punti salienti del ddl che non sono andati giù a noi italiani, ma non è questo il punto.

Letto il messaggio, mi sono fermato a riflettere due minuti e mi sono posto una domanda:

E se… usassimo i social con intelligenza?

Per quanto riconosca che scorrere su e giù la propria home page di Facebook alla disperata ricerca di qualcosa di interessante da commentare (preferibilmente foto, prove costume magari, l’estate si avvicina sapete com’è) sia un’attività entusiasmante, pensavo che magari si potrebbe alternare questa, legittimissima, attività a qualcosa di più concreto, come chi ha scritto quella broadcast ha fatto.

Grazie alle invenzioni di Zuckerberg e CO, abbiamo a nostra disposizione i più grandi mezzi di comunicazione mai concepiti dalla mente umana, ed usarli solo per avere qualcosa da fare durante le ore di matematica sarebbe un vero e proprio spreco di risorse.

Non bramo di organizzare un colpo di stato in stile” V per Vendetta” a colpi di messaggini su Whatsapp, intendiamoci.

Voglio solo dire che potremmo sfruttare queste piattaforme multimediali per poter condividere pensieri e informare gli altri di avvenimenti di rilievo accaduti.

Se è infatti vero che la disinformazione è una malattia che, giorno dopo giorno, miete sempre più vittime, soprattutto fra noi giovani, è altresì vero che non sarebbe errato usare i social come antidoto.

Purtroppo noi ragazzi non abbiamo grande voglia di guardare tg a ora di pranzo, preferendogli (e ne abbiamo tutte le ragioni) Dragonball, ma non potremmo dire di no ad un apparentemente innocuo messaggio di un amico, che riuscirebbe a renderci informati e al passo coi tempi senza costringerci a tediare le nostre anime con noiosi notiziari.

Non sarebbe affatto male, vero?

Detto ciò però mi congedo, Facebook chiama.