Rientrare in casa e trovare un clochard: la Cassazione ormai lo consente!

Rientrare in casa e trovare un clochard: la Cassazione ormai lo consente!

Il dramma economico e sociale che attanaglia l’Italia sta determinando una inversione di tendenza anche da parte della Magistratura che, recentemente ha adottato dei pronunciamenti a favore di coloro che non hanno una fissa dimora.

A tal proposito, si richiama la sentenza n. 37787/17 che lo scorso luglio la Corte di Cassazione, prima sezione penale, ha pronunciato A FAVORE di un uomo palermitano, senza fissa dimora, accusato di bivaccare su un marciapiede unitamente a dei cani, in una baracca precaria costituita da cartoni e pedane in legno, creando ostacolo al passaggio e turbando l’utilizzazione dello spazio pedonale, con conseguente pregiudizio per la sicurezza pubblica.

Più precisamente, l’uomo era incorso nel reato di cui all’art. 650 c.p., per non aver ottemperato ad un’ordinanza sindacale che vietava nei luoghi pubblici di predisporre bivacchi o accampamenti di fortuna, poiché comportanti situazioni di grave alterazione del decoro urbano ed intralcio alla pubblica viabilità. E l’uomo a propria difesa, eccepiva di essere privo di fissa dimora e di versare in stato di necessità, situazione tra le quali doveva essere compresa l’esigenza di un alloggio.

La Cassazione intervenuta sulla vicenda, con la sentenza di cui sopra, senza alcuna esitazione ha sancito che il comportamento posto in essere dall’uomo non integra il reato in esame, in quanto trattasi di una situazione imprevedibile o imprevista non fronteggiabile con i mezzi ordinari, e non censurabile neppure con l’ordinanza sindacale invocata, avente invece ad oggetto delle mere finalità di pubblico interesse. Ma la clemenza della Corte non si esaurisce con detta pronuncia!!! Basti pensare che, qualche giorno fa, la quinta sezione penale della Cassazione ha clamorosamente statuito che non vada punito e quindi, non vada condannato chi, non avendo una fissa dimora d’inverno, trovi riparo notturno, in una casa privata di proprietà di altri, ma senza il consenso di quest’ultimi.

Più precisamente, la Cassazione, con la richiamata sentenza n. 40827/17, ha assolto un senzatetto che si era introdotto in un’abitazione privata di Desenzano del Garda, in una rigida notte d’inverno ed era stato condannato in primo grado per furto in abitazione. Detta imputazione, in secondo grado era stata poi riqualificata in “semplice” violazione di domicilio ed era stata disapplicata anche la recidiva, inizialmente contestata al clochard. I giudici della Suprema Corte invece, hanno addirittura ritenuto “non punibile” il fatto per cui era stato condannato per ben due volte il senza tetto, per le sue “condizioni e particolari circostanze di miseria ed emarginazione”.

Infatti, per gli Ermellini, in considerazione del fatto che la condotta del senza tetto fosse finalizzata al reperimento di un alloggio notturno, bisognava escludere una “spiccata capacità a delinquere ed una maggiore gravità soggettiva”, ritenendo quindi di poter valutare di “particolare tenuità” il fatto commesso. Insomma, per la Corte di Cassazione la situazione di necessità viene prima di tutto, anche prima della sacralità del domicilio e del diritto alla proprietà di un bene, magari acquistato con grandi sacrifici e con un pesante mutuo.

Non allarmatevi, dunque, se durante il prossimo inverno, rientrando a casa la sera, troverete un clochard nella vostra abitazione: la Cassazione ormai lo consente.

Avv. Lucia Cassella del Foro di Catania del Foro di Catania