Prescrizione di esami non appropriati. Medici sono responsabili

Prescrizione di esami non appropriati. Medici sono responsabili

Il Servizio Sanitario Nazionale del nostro paese eroga ogni anno una mole impressionante di visite, analisi e cure che essendo gratuite, cioè offerte proprio dal SSN, gravano sulle casse pubbliche per una cifra intorno ai 13 miliardi di euro. Il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, proprio per far fronte ad un peso cosi gravoso sulla spesa nazionale, sta portando avanti il cosidetto “Decreto appropriazione prescrittiva”, che ha il precipuo scopo di eliminare le prescrizioni definite inappropriate. In un primo momento la bozza del decreto prevedeva 180 analisi e accertamenti da escludere dal novero delle prestazioni considerate necessarie e quindi non ricomprese tra quelle a carico della spesa pubblica. Rispetto ad una prima stesura invece, le prestazioni adesso sono salite a 208 e riguardano odontoiatria, genetica, allergologia, esami di laboratorio, TAC e RMN, dialisi e medicina nucleare. Il decreto ministeriale riguarderà dunque 208 prestazioni di specialistica ambulatoriale su oltre 1.700.

Sulle analisi comprese in questo elenco vengono proposti due tipi di vincolo. In primis vengono determinate le condizioni di erogabilità che definiscono confini e modalità di erogazione delle prestazioni sanitarie e indicano limiti, specifiche categorie, condizioni o indicazioni cliniche per cui esse sono o meno a carico del servizio sanitario nazionale. Il secondo vincolo invece riguarda le indicazioni di appropriatezza prescrittiva, le quali definiscono i casi in cui la prestazione risulta prioritariamente utile e appropriata. Così mentre oggi il colesterolo e i trigliceridi si possono prescrivere in qualunque momento per un semplice controllo, domani gli stessi esami si potranno prescrivere solo agli ultraquarantenni con fattori di rischio e non si potranno ripetere prima di cinque anni, salvo valori elevati al primo esame.

L’obiettivo delle indicazioni ministeriali è aiutare il medico nella prescrizione appropriata, e fornire alle ASL e alle Regioni strumenti per una corretta gestione del sistema sanità.

Ma lo scopo del Ministero della Salute è anche quello di ridimensionare il fenomeno della cosiddetta Medicina difensiva, applicata spesso dai medici nel prescrivere in via cautelativa accertamenti, magari superflui pur di mettersi al riparo dall’onda lunga delle 30 mila cause sanitarie che ogni anno fanno affollare le corsie più dagli avvocati che dai medici. Insorgono ovviamente medici e pazienti. Da adesso in poi i medici dovranno stare bene attenti a prescrivere ai pazienti esami “inutili”, e dovranno attenersi ai criteri che verranno indicati nello schema di decreto sulla appropriatezza prescrittiva. In caso contrario, le Asl potranno intervenire e sanzionare il singolo professionista, con la decurtazione di parte dello stipendio.

Ma anche i pazienti non si trovano d’accordo con la nuova bozza di riforma. Questa infatti, mette in moto un meccanismo, quello sanzionatorio rispetto alle prescrizioni cosiddette “inappropriate”, che oltre a spaventare il medico e farlo lavorare male, creano un danno al malato che, vedendosi negare la Tac o l’esame a titolo gratuito, rinuncerà a curarsi del tutto o sarà costretto, qualora la propria disponibilità economica glielo consentirà, a rivolgersi al settore privato. Il rischio paventato è quello di avvicinarsi ad un sistema sanitario simile a quello americano, basato prevalentemente su una medicina privata, e il cui servizio sanitario nazionale, di ciascun singolo stato, copre in media solamente il 17,7% delle spese totali. Gli americani infatti non usufruiscono di un apparato sanitario nazionale, né tantomeno di prestazioni sanitarie gratuite. Ogni singolo cittadino paga le proprie spese mediche, comprese le degenze in ospedale, tramite la stipulazione di un’assicurazione privata, a sua scelta. Nonostante tali perplessità, il Consiglio Superiore della sanità ha espresso, nella seduta dello scorso 14 settembre, il proprio parere positivo, seppur si ricorda non è vincolante, ed attualmente la bozza di decreto è al vaglio dei sindacati rappresentativi dei medici che proprio in queste ore stanno esprimendo il loro parere.

Per l’approvazione definitiva, comunque, si dovrà attendere la conferenza Stato-Regioni. Ma i dottori d’Italia tireranno un sospiro di sollievo solo se vedranno eliminato l’approccio sanzionatorio che umilia l’intera categoria anche perché sottrarre i soldi dal loro stipendio se prescrivono analisi inappropriate non solo non ha mai funzionato in nessuna parte del mondo, ma limita fortemente la loro libertà. A questo punto occorre rivedere il Giuramento di Ippocrate: “Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni che seguirò […] questo impegno scritto: Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesta una prestazione inappropriata e superflua… ma voi Governo dovrete custodire la ns vita e la ns arte“.

Avvocato Claudia Cassella del Foro di Catania