Perché conviene rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

Perché conviene rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo?

Una delle principali ragioni per cui conviene rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è che essa assicura l’applicazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale a sua volta contempla una serie di diritti, tra i quali emerge il diritto alla vita, il diritto ad avere un processo equo, sia in sede civile sia in sede penale, il diritto alla libertà di pensiero e di espressione e molti altri diritti che vengono spesso ignorati e calpestati. Infatti, se la Corte accerta l’avvenuta violazione di uno dei diritti fondamentali dell’uomo, può riconoscere all’avente diritto una somma a titolo di equa compensazione, ossia una sorta di risarcimento per il pregiudizio sofferto.

Il ricorso è proponibile dopo l’esaurimento delle fasi di giudizio nazionali e deve contenere necessariamente l’indicazione delle doglianze che si vogliono rappresentare, l’individuazione dei diritti lesi, la cronologia dei ricorsi interni già esperiti, la firma di chi ricorre e deve essere corredato da tutta la documentazione occorrente per istruire il caso.

Sin qui ciascun cittadino può gestire in completa autonomia il proprio ricorso, senza necessariamente doversi rivolgere ad un avvocato ma, considerato l’inevitabile tecnicismo, l’aiuto di un legale è consigliato già dalle primissime fasi. L’impiego di un avvocato diviene obbligatorio nel momento in cui la Corte dovesse decidere di comunicare il ricorso al Governo. È bene sapere che la Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo si pronunzia in primo luogo sull’ammissibilità del ricorso e superato questo vaglio “preliminare” procede all’esame vero e proprio giudicando se vi è stata o no violazione della Convenzione.

Attualmente la Corte decide in tempi molto brevi rispetto a quelli a cui siamo abituati in Italia. Infatti, in media la decisione arriva in un anno dalla presentazione del ricorso. Nonostante l’enorme numero di ricorsi pendenti abbiamo a che fare con una modalità di gestione decisamente efficiente.

Spesso accade che gli importi accordati dalla Corte Europea dei Diritti Dell’Uomo siano maggiori degli indennizzi quantificati e riconosciuti dalle Corti Italiane: questo fenomeno si verifica spessissimo in materia di equa riparazione, ove già le Corti di Appello italiane sono chiamate a verificare l’esistenza dei presupposti del danno da ritardo processuale come prescritto dalla Legge Pinto. A proposito di questa ultima legge, si deve evidenziare che allo stato attuale, le più incomprensibili ingiustizie perpetrate a danno di chi in Italia chiede un indennizzo per la durata eccessiva di una causa presupposta, provengono proprio da chi ha istituito la Legge Pinto: lo Stato. Si perchè ormai da qualche anno, riuscire ad ottenere la fissazione in “tempi ragionevoli” di un’udienza in Corte di Appello per rendere possibile la trattazione della causa per l’equa riparazione, praticamente non è più possibile. Infatti, con il passare degli anni quei limiti temporali si sono dilatati al punto che dalla data di deposito del ricorso al provvedimento della Corte di fissazione dell’udienza passano tranquillamente 2 -3 anni.

Inaccettabile. Ma siamo in italia dove succede anche ciò che in altri paesi apparirebbe paradossale. Basti pensare che una volta ottenuto il decreto di equa riparazione che riconosce un indennizzo al ricorrente, quel pagamento dovrebbe essere immediato. Ma non è così. Basta visitare gli Uffici delle Corti preposti alla gestione degli aspetti contabili dei decreti, per sincerarsi del fatto che il diritto al pagamento si concretizzerà materialmente dopo anni, sempre presupponendo l’esistenza di risorse realmente stanziate dallo Stato e che il personale per disbrigare le singole pratiche aumenti numericamente, altrimenti sarà la paralisi.

Ma allo “stallo” italiano c’è un rimedio che si chiama proprio Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ed è li che conviene presentare i ricorsi dopo aver concluso le fasi “domestiche”, aver vinto le cause ed essere rimasto in attesa di pagamenti, oppure dopo aver ricevuto indennizzi troppo bassi rispetto ai più congrui parametri europei, perché la Corte Europea si muove rapidamente, appare efficiente nel disbrigo dei fascicoli, risponde sempre alle lettere, chiede notizie di ogni adempimento e rilascia sempre informazioni sullo stato della procedura. Insomma è un buon motivo per tornare a credere nella giustizia.

Avv. Lucia Cassella del Foro di Catania