Per tutto il giorno non avevo fatto altro che pensare a come mi sarei dovuta comportare, agli atteggiamenti che avrei dovuto assumere, a come frenare la mia curiosità e soprattutto come cercare di trattenere l’emozione che, come un tamburo, traduceva i battiti del mio cuore. Al teatro all’aperto dedicato al grande Lucio Dalla, a Milo, ero arrivata particolarmente in anticipo.
Mi avevano comunicato che avrei avuto libero accesso dal lato ingresso vip e che quindi da lì avrei svolto il mio lavoro di intervistare dietro le quinte gli artisti prima di esibirsi. Oltre ad essere una serata particolarmente calda, là dove alle pendici dell’Etna si respira sempre un’arietta molto settembrina, il paesino era ancora adornato dalle sue bancarelle per i festeggiamenti ancora “freschi” del santo patrono, appunto sant’Andrea, mentre da lì a poco al teatro, avrebbe preso vita un’altra grande magia.
Quando varcai la soglia del palco fui quasi rapita e inghiottita dalla dimensione di un altro mondo. La luna poi, anch’essa protagonista della serata, col suo chiarore, irradiava di luce pallida gli alberi e quando cadeva una foglia si aveva quasi l’impressione di vedere una stella cadente dal cielo. Ops… Scusate… Mi sono talmente persa in così tanta bellezza che col pensiero mi sembrava fossi ritornata lì.
Dovete sapere che a Milo, quest’anno alla seconda edizione, si è svolta il 31 luglio l’1 e il 2 agosto la rassegna musicale che ha visto la partecipazione di diversi artisti, ideata e pensata dal maestro per eccellenza Franco Battiato. Alle tre serate di “Luce del sud”, così il “maestro” ha voluto battezzare la sua opera, c’è stata la partecipazione di diversi artisti che spesso hanno intrecciato la loro carriera con quella del cantautore di Riposto.
La prima grande emozione è stata quella di rivedere il maestro Franco Battiato. Circondato da un carisma particolare, mi aveva dato il benvenuto con una forte stretta di mano, faccia a faccia come due vecchi amici che non si vedono da anni. La prima ad aprire le danze, la cantantessa Carmen Consoli, che quasi come un regalo intona la sua “Pioggia di aprile”, a rievocare lontani ricordi di anni passati. La cantante siciliana Gabriella Grasso ci fa rivivere attraverso la sua musica la Sicilia “bedda” degli anni fortunati ”quannu l’amuri ancora si cantava”. E poi l’energia delle nissena Miele, il suono ipnotico del pianista Roberto Cacciapaglia, la simpatia e l’allegria di Francesco Gabbani che con la sua “Tra le granite e le granate” ha fatto ballare tutto il pubblico.
A seguire nelle serate anche la dolcezza della voce di Luca Madonia, che mi è stato molto vicino per tutte e tre le serate, Emma vestita di bianco ad intonare la sua “Io di te non ho paura”, contro la violenza sulle donne e poi… lui: Franco Battiato.
La folla in delirio, applaude, grida il suo nome, lo stavano aspettando. Ed eccolo in duetto con Emma per “I treni di Tozeur”.
Una frizzante Etta Scollo apre l’ultima serata seguita dall’ex monaco Juri Camisasca che intonando brani come “Il sole nella pioggia” e “Nomadi” incanta il pubblico che affascinato resta ad ascoltarlo in silenzio quasi religioso. E poi la band Vasco Brondi che intona alcune tra le canzoni più famose del maestro per omaggiarlo, i Baustelle, la spontanietà di Arisa che sul palco invita tutti ad essere felici, ci regala momenti di “pelle d’oca” con la sua bellissima voce.
A concludere la serata, su richiesta del pubblico, Franco Battiato con la sua “Cuccuruccucu paloma” e “Centro di gravità permanente”.
Finita l’esibizione resto lì a fissarlo immobile. Cerco con lo sguardo i suoi occhi che subito incontrano i miei. Mi passa accanto, mi fa l’occhiolino, salutandomi se ne va. Ci sono cose che nella vita non si dimenticano mai, nelle mia anche questa.