Il detto “prevenire è sempre meglio che curare” è sempre applicabile? Anche quando a pagare sono le vite di giovani donne?

Il detto “prevenire è sempre meglio che curare” è sempre applicabile? Anche quando a pagare sono le vite di giovani donne?

QUESTO ARTICOLO FA PARTE DEL CONCORSO DIVENTA GIORNALISTA, RISERVATO AGLI STUDENTI DELLE SCUOLE SUPERIORI DELLA PROVINCIA DI CATANIA.

Lo stiramento del seno –breast ironing– è una pratica disumana che si basa sullo schiacciare il petto delle bambine con oggetti riscaldati per prevenire o limitare lo sviluppo del seno. Affonda le sue radici in Africa, principalmente in Camerun; tuttavia, è diffusa anche in Nigeria, Chad, Benin, Sudafrica e persino tra gli africani presenti in Europa, soprattutto nel Regno Unito. Fortunatamente, la Gran Bretagna sta cercando di contrastare il fenomeno adottando dei provvedimenti che puntano all’educazione. 

La realtà dei fatti è indiscutibile, in quanto certifica una vera e propria mutilazione fisica ai danni delle giovani ragazze al fine di scoraggiare l’attenzione maschile. Si tratta di una tendenza che non deriva da rituali o dalla “tradizione”, bensì dalla convinzione da parte di alcune donne che lo stiramento del seno rappresenterebbe l’unica soluzione per proteggere le figlie e le nipoti da matrimoni precoci, stupri o gravidanze indesiderate. Contrariamente a quanto pensano le vittime, quella che potrebbe essere erroneamente considerata un’azione preventiva a favore delle donne, altro non è che una forma di tortura a cui vengono sottoposte ragazze appena adolescenti, spesso tra gli otto e gli undici anni d’età. 

Questa tortura barbara è eseguita con un ferro da stiro rovente, talvolta sostituito da pietre o bastoni, con cui si esercita una pressione molto forte sul torace; come si può immaginare, le conseguenze vanno al di là del semplice danno psicologico, espandendosi fino all’impossibilità di allattare e allo sviluppo di cisti, infezioni, tumori al seno e malformazione o mancato sviluppo di uno o entrambi i seni.

Secondo la Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit, la Società Tedesca per la Cooperazione Internazionale, “Giz”, in Camerun una donna su quattro è vittima di questa mutilazione; da ciò ne consegue che solamente in quello stato se ne contano quasi 4 milioni. 

Nonostante i molti atti internazionali messi in moto per la tutela dei diritti umani, le leggi continuano ad essere ignorate in ambito famigliare; ce lo conferma anche l’Onu, che asserisce come questa pratica disumana venga esercitata a porte chiuse e in segreto tra madri, figlie e nonne. In questo modo, il circuito femminile diventa l’artefice di un supplizio brutale che, contravvenendo ad un giusto sistema educativo, agisce lasciando impuniti i carnefici e ledendo per sempre le vite di queste bambine, marchiando a fuoco la loro stessa esistenza. La femminilità, mutilata e ridotta al silenzio, si sottomette in una forma di compiacenza a scapito della propria identità; si tratta di donne vittime due volte, non solo perchè figlie di un mondo feroce, ma soprattutto perchè femmine, quindi figure principalmente coinvolte all’interno di strutture sociali, il cui perno è la  discriminazione sessuale su cui si fonda la sopravvivenza della società patriarcale.

Al giorno d’oggi, purtroppo, rimane ancora molta strada da fare per arginare questo fenomeno a favore di una via umanamente ed eticamente percorribile, che ha lo scopo di preservare la salute mentale e fisica delle giovani donne africane.

Cavalieri Lucia Licei Gulli e Pennisi IV B