La dimensione spirituale di Alice

Intorno a me solo silenzio e lo scroscio della pioggia che copiosa batte sul davanzale della mia finestra. Da qui, tra una goccia e l’altra, posso vedere la vita che frettolosa si muove. Vado nella mia tracklist che sul pc mi sono creata e clicco invio sulla prima traccia. Ciò che parte è un suono simile a un corno preceduto da un tamburo che battuto con sicurezza dà già l’idea che è la canzone che fa proprio al caso, perché anche là dove sembrano esserci sempre nuvole nere si nasconde sempre “Il sole nella pioggia”, ed è uno di quei brani che hanno la potenza di trascinarmi in dimensioni sino ad ora a me sconosciute. Scritta da un ex monaco, anche lui musicista, Juri Camisasca, è stata la penna scelta dal fato, non a caso, per comporre un brano che solo lei, Carla Bissi, in arte Alice potesse cantare.

Durante l’ascolto sento delle energie positive vibrare dentro di me e capisco che Alice non è una delle tante artiste Italiane, lei è l’artista con qualcosa in più. Nata a Forlì il 26 Settembre del 1954 e soprannominata dalla stampa il cerbiatto di Forlì dopo la sua interpretazione del brano “Il mio cuore se ne va”, al Festival di Sanremo del 1966, capisce che quello non è il genere di musica che le si addice, sente che attraverso la musica si può esprimere altro. L’incontro con Franco Battiato rappresenterà l’illuminazione che la porterà non solo al raggiungimento di una maturità artistica, ma verso strade che la porteranno alla ricerca introspettiva dell’ “io chi sono” e verso l’elevazione dello spirito.

Il singolo “Il vento caldo dell’ estate” sarà il brano che la consacrerà ufficialmente nel 1980. Nei suoi testi Alice pone l’attenzione su alcuni temi quali l’amore, la guerra, la poesia, la ricerca di se stessi, la fede costantemente al centro dell’esistenza. Il brano “Per Elisa” le fa vincere il Festival di Sanremo del 1981, dove la protagonista che è un’amante riesce a rubare un uomo alla propria donna, anche se i più attribuiscono il significato del pezzo all’uso di sostanze stupefacenti che riescono a farti vittima, sottraendoti alle cose a te più care.

Ma è col brano “Messaggio”, composto da Franco Battiato sotto lo pseudomino di Albert Kui che Alice arriva al cuore delle donne come un grido di liberazione verso quell’amore che altro non è che una menzogna dettata “dall’incapacità“ che a volte l’essere umano non ha di poter smascherare: ”Tra migliaia di persone sicure per fedeltà, dagli occhi come diamanti che strano dovevo cadere con te, davvero speravo in qualcosa di meglio…”.

Ma se Franco Battiato è considerato da molti il “maestro” o “guru”, Alice non è altro che il suo corrispettivo al femminile. Tra i due, infatti, nascerà un’intesa al di là della semplice sintonia di intenti, tra i due sarà alchimia di anime. Duetteranno, infatti, insieme in diversi brani tra cui “Chanson egocentrique” che va alla ricerca delle domande che solo alcuni si pongono: “Chi sono, dove sono quando sono assente di me, da dove vengo dove vado…”, e i “Treni di Tozeur“, dove Franco e Alice ci portano attraverso un viaggio mistico nella città di Tozeur in Tunisia, che è circondata da un lago salato, presso cui passavano le carovane e in cui si verifica il fenomeno della fata morgana, che porta i viandanti a vedere “miraggi”.

Alice canta anche “Al principe” la sua disapprovazione della morte temporale a questo mondo: ”Io di tempo ormai ne ho poco per colpa della morte e un po’ anche di questo mondo cosi umano che ai poveri toglie il pane ai poeti la pace…”, ma sa che c’è sempre un ritorno e che in realtà non c’è mai stata una partenza: ”Qualche cosa poi mi ricorda un’altra vita: è un aereo nel cielo…” (Viali di solitudine). Le “luci della sera” sono quelle che poi svelano la nostra vera fragile “identità” nei momenti della nostra solitudine, quando ripassiamo i sogni del nostro cuore e usiamo gli occhi per parlare, raccontando il disordine che nasconde la speranza di una vita migliore.

La musica di Alice non va solo ascoltata. Va interpretata e capita. Basta una certa sensibilità per captare i messaggi di fede che si riescono a percepire su alcuni brani perché Dio stesso è lÌ, Lui che è l’essenza stessa delle cose: ”Non so chi mi guida, non so chi mi aspetta, non c’è chi conosce il nostro segreto…” (i am a taxi).

Alice non è solo una cantante. È un viaggio musicale in grado di aprire una dimensione maggiormente spirituale dell’io capace di rendere l’anima tangibile riscoprendo quel conforto alla vita, senza il quale noi “umani saremo” niente davvero: ”Amati angeli apritemi le porte voglio rinascere a me stessa, apritemi le porte del cielo mentre vivo anche se non è concesso…” (1943).