Da oltre un mese, la cosiddetta “lattuga killer”, contaminata dal batterio Escherichia coli, terrorizza i consumatori abituali di verdure, che si trovano di fronte a una vera e propria emergenza, già causa della morte di una persona pochi giorni fa e di circa 121 casi di infezioni.
L’origine dell’epidemia sarebbe legata a della lattuga romana prodotta nella contea di Yuma in Arizona (Stati Uniti), l’area più coltivata nei mesi invernali per le sue condizioni climatiche favorevoli. Il prodotto contaminato sarebbe stato consumato in oltre 25 stati degli USA prima della segnalazione dei primi casi e del conseguente blocco della sua produzione e della sua distribuzione.
Il primo caso si sarebbe verificato a marzo nel New Jersey e da lì il numero delle segnalazioni di infezioni dovute al consumo dello stesso prodotto sarebbe aumentato ogni giorno di più fino all’ultimo allarmante dato, annunciato lo scorso mercoledì dalle autorità sanitarie statunitensi. I centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) statunitensi parlano di ben 121 casi e, secondo il parere degli esperti, presto l’entità del problema potrebbe diventare sempre più grande.
Il batterio contenuto nella lattuga contaminata, l’E.coli di tipo STEC, produttore di Shiga-Tossina, non agisce immediatamente (il periodo di infezione da STEC ha un periodo di incubazione abbastanza lungo, che può variare da 1 a 5 giorni) e l’effetto della sua presenza negli organismi viventi può manifestarsi anche pochi giorni dopo l’ingerimento del prodotto che lo contiene.
Questo batterio contribuisce allo svolgimento di diverse funzioni in diversi organismi viventi, compreso il corpo umano, ma può essere estremamente pericoloso se presente in quantità eccessive: infatti può provocare svariati danni, anche permanenti nei casi più gravi, all’apparato cardiocircolatorio e alla vescica. I sintomi tipici dell’infezione da E.coli sono diarrea, crampi allo stomaco e vomito.
Nei casi più gravi quest’infezione, apparentemente banale, può trasformarsi in sindrome emolitico-uremica, che può essere anche causa di un’insufficienza renale cronica ed è quindi altamente rischiosa, soprattutto per bambini e soggetti già affetti da altre patologie.
Il caso più grave dovuto alla “lattuga killer” ha portato un californiano alla morte. La vittima non è ancora stata identificata, ma la notizia è stata confermata e diffusa dagli ufficiali sanitari dello stato della California.
Ovviamente i cittadini dei paesi coinvolti sono stati invitati a prestare la massima attenzione e a evitare la consumazione di lattuga proveniente dall’Arizona.
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