Barbie e le nuove bambole della collezione “Fashionistas”: no a stereotipi e corpi perfetti, sì all’inclusività

Barbie e le nuove bambole della collezione “Fashionistas”: no a stereotipi e corpi perfetti, sì all’inclusività

Ciò che ci rende diversi ci rende bellissimi“, è lo slogan con il quale la Mattel ha lanciato su Instagram le nuove bambole della collezione Fashionistas, che saranno disponibili in Italia dal 15 febbraio. Rappresenta senza dubbio quella che potremmo definire come la nuova frontiera dell’inclusività.

Ma partiamo dall’inizio: cosa si intende per “inclusività“? Se prendiamo la nuda e cruda definizione, possiamo dire che si tratta della “tendenza ad estendere a quanti più soggetti possibili il godimento di un diritto o la partecipazione a un sistema o a un’attività“. Andrea Canevaro, prestigioso pedagogista italiano, sostiene che: “L’inclusione è l’ampliamento dell’orizzonte nella conquista di un senso di appartenenza” e proprio questa deve essere la vera essenza e l’interpretazione di questo termine.

Inclusione” va a braccetto con “Integrazione” e i due vocaboli, utilizzati spesso come sinonimi, in verità, racchiudono una sottile differenza. Il primo, infatti, è una sorta di estensione del secondo, inglobando non solo coloro che hanno una disabilità certificata, ma anche chi, per motivi diversi, ha bisogno di un “aiuto in più“. Quindi, con “inclusione” si intende “l’inserimento dell’individuo all’interno di una collettività, attraverso il processo di socializzazione“. Ecco perché i due termini si completano, ma non si soprappongono: in parole povere, l’integrazione è vista come una situazione, mentre l’inclusione come un processo dinamico e in continua evoluzione.

A far sentire quante più persone parte di un intero è anche la nota azienda Mattel che, come detto, aggiunge delle nuove tipologie di Barbie alla sua collezione. Un percorso che è stato avviato già nel 2015 e che ha messo al centro dell’attenzione la diversità, vista come altra faccia della medaglia dell’inclusività. Numeri alle mani, sono state prodotte, in totale, Barbie con 5 tipi di corporatura differente, 22 carnagioni diverse, 76 varie acconciature, 94 colori di capelli e 13 di occhi.

Ma non è tutto: alle Barbie di colore, in carrozzina e curvy la Mattel è pronta a spingersi oltre e, allo stato attuale, potremo acquistare bambole di colore con protesi alla gamba, senza capelli, con vitiligine, oltre a Ken con capelli rossi o lunghi.

Come mai l’azienda ha deciso di fare questo “salto di qualità“? Probabilmente si tratta di un modo per reagire alle accuse, che per anni sono state mosse, di realizzare e stereotipare modelli quasi irraggiungibili di donne e uomini. Bisogna, invece, adesso provare a scardinare, quando si è piccoli, questi modelli lontani dalla realtà dato che è vero l’assunto che “Il mondo è bello perché è vario“.

Occorre una sorta di educazione alla diversità, volta ad accettare l’imperfezione, insita nell’essere umano, comprendendo che non si deve modificare la propria natura per essere “perfetti”, perché ognuno lo è a modo proprio, dato che il concetto stesso di “perfezione” è talmente soggettivo e dai contorni incerti da non necessitare di un vero e proprio modello standard.

Un modo di pensare decisamente controcorrente rispetto un mondo che sembra andare sempre più verso la stessa direzione, tentando di uniformare ciascuno di noi. Lo scopo primario della Mattel, quindi, con la presentazione delle nuove Barbie, sembra essere quello di mostrare alle bambine – e ai bambini – la bellezza del “diverso”, ispirandoli a trovare la bambola più simile a loro.

Provando a scavare più a fondo, possiamo dire che la nuova collezione può essere presa come spunto di riflessione anche per gli adulti al fine di promuovere una cultura più inclusiva basata sul rispetto reciproco: un ambiente nel quale tutti sanno di poter dare un contributo rilevante, eliminando ogni forma di discriminazione. In questo modo si può indicare il modo corretto di vedere il mondo, la bellezza e, perché no, la moda.

Fonte Immagine: Instagram